Se pensavate che in questo post avrei parlato dei cambiamenti che sono stati operati sull’algoritmo di Instagram all’inizio di quest’anno e di quanto questo abbia influito negativamente sulla promozione della nostra attività, purtroppo vi sbagliate (su quello ho risposto ad un po’ di domande che mi sono state fatte su Instagram e potete scaricarle A QUESTO LINK). Delusi? Probabile, ma se mi seguite da un po’ sapete che il mio approccio ad Instagram non è fatto solo di aggiornamento e tecnica, ma anche di riflessione e desiderio di usare questo mezzo con consapevolezza.
Quello che qui dirò dell’algoritmo è solo una cosa: viene costantemente modificato per assomigliare sempre di più a noi e ai nostri gusti, io stessa ho suggerito di fare una selezione delle persone che seguiamo perché il lavoro su quel mezzo sia funzionale alla promozione della nostra attività. Eppure nel farlo dobbiamo essere consapevoli del fatto che a lungo andare vedremo sempre e solo quello che ci piace, quello che appartiene al nostro mondo, quello che ci fa sognare o che desideriamo fare e avere.
Se dal punto di vista lavorativo il fatto di vedere solo quello che ci è affine è una condizione ottimale perché ci aiuta a dialogare con il target giusto per i nostri prodotti/servizi e ci permette di migliorare dal punto di vista della creazione dei contenuti, pensandoci a fondo e guardando la nostra quotidianità tutta intera, questa condizione è quanto di più lontano ci sia dalla realtà che è fatta di diversità, di stonature, di cose che non ci piacciono o che preferiremmo non vedere, di persone che non amiamo incontrare e di ostacoli che vorremmo evitare.
Il peso di Instagram nella nostra vita
Ultimamente, moltissime persone hanno iniziato a farsi prendere dall’ansia per il calo di interazioni, si sono mosse proteste per riavere l’Instagram di una volta, per non parlare di tutte quelle volte in cui intavoliamo discussioni sulla falsità di certi profili che mostrano una vita artefatta. In queste occasioni ho la netta sensazione che questo strumento occupi uno spazio troppo grande nella nostra vita e che diamo più peso a quello che succede “lì dentro” piuttosto che alla realtà intera. Non dico che non sia rilevante prendere atto delle variazioni e lavorare di conseguenza (io per prima lo faccio), ma dico anche che dobbiamo riprendere il controllo del nostro tempo e dei nostri spazi, osservare quello che ci piace ma lasciarci sorprendere o sconvolgere anche da quello che non ci piace e soprattutto decidere se e perché scegliamo di usare Instagram
Il vantaggio di usare Instagram per lavoro
Da quando Instagram è diventato oggetto e strumento del mio lavoro mi rendo conto di essere molto più consapevole della sua utilità.
Instagram mi serve per due ragioni in particolare, una principale e una secondaria: quella principale ha a che fare con la promozione della mia attività, perché questo per me è il canale privilegiato con cui dialogare con le persone più o meno interessate a quello che faccio e a come lo faccio e secondariamente mi piace guardare belle foto e godermi un po’ di spensierato gossip.
Avere deciso – perché è una decisione – a cosa mi deve servire è di gradissimo aiuto perché mi aiuta ad affidargli una piccolissima porzione della mia vita e del mio tempo.
Mi è capitato tantissime volte di osservare persone che non usano Instagram per lavoro passare interi viaggi in treno a far scorrere il feed e le Stories, e mie è capitato di assistere a discussioni animate e lunghe giorni e giorni sull’ingiustizia del comprare i followers o del far parte dei CommentPods. La domanda è sempre la stessa, sia che ti serva per lavoro, sia come passatempo: perché usi Instagram?
La vita è molto di più
Ultimamente stanno nascendo nuovi social che promettono di garantire interazioni non filtrate da algoritmi e sponsorizzazioni, ma aldilà del fatto che al momento non sento la necessità di spostarmi, non mi stancherò mai di ripeterlo: non abbiamo bisogno di nuovi social network, la vita è più grande di un feed, molto più grande e molto più interessante. Ecco perché non ho le notifiche push attive sullo smartphone e una volta terminato il lavoro (o il tempo che mi sono data per farlo), mi dedico ad altro, ecco perché compro riviste e libri per bambini, ecco perché lo smartphone non me lo tengo addosso se sono in casa e non me lo tengo a portata di occhi, ecco perché spesso disattivo la connessione dati quando sono in giro o esco solo con la macchina fotografica, ecco perché amo passare il tempo con gli amici senza avere il cellulare a portata di mano: per lasciare spazio a tutto quello che non viene filtrato da un algoritmo che sì, conosce i miei gusti, ma non sa che ho bisogno degli imprevisti come dell’aria.
la realtà fortunatamente supera di gran lunga gli algoritmi e io mi ci voglio “sporcare”.