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Ama e fa ciò che vuoi

Autore: Rita Bellati - Data: Aprile 19, 2018

Durante le scuole medie ho sviluppato una passione per la pittura che mai avrei immaginato, in particolare per i colori ad olio. Non sapevo come usarli e i miei tentativi pittorici erano, ora che ci penso, agghiaccianti, ma mi piaceva tantissimo! Per l’esame di terza media mi ero costruita un cavalletto e durante l’estate mi ricordo di aver provato anche la sanguigna e carboncino. Avrei voluto fare il liceo artistico, ma mio papà (capendo che si trattava di una passione giovanile), mi ha indirizzato verso lo scientifico dove però sapevo di poter fare un corso di pittura pomeridiano.

Quel corso di pittura è stato la morte della mia passione per la pittura. 

Come si distrugge una passione

L’insegnante del corso era un tipo parecchio stravagante (condito pesantemente di fumo e alcool). Io amavo gli impressionisti, Van Gogh e la copia dal vero (soprattutto delle mani se usavo la matita e della natura se dipingevo), ma a lui questa cosa evidentemente annoiava parecchio, preferiva quei quadri effetto murales super di moda a quel tempo e tipici di quelli che, tra una canna e l’altra, mescolavano il “Guernica” di Picasso con la “fuga in Egitto di Giotto” tanto per fare gli alternativi.

In pochi mesi ho sviluppato l’idea che quella passione me la fossi inventata, ho messo il cavalletto in garage, ho lasciato seccare i pennelli e i colori e non ho più preso in mano una tavolozza.

Fare tesoro e ripartire da una domanda

Credo di averci sofferto più di quanto ricordassi, perché, ora che lo scrivo, provo ancora molto dolore, ma dopo il mio post sul mio desiderio di lavorare ad un percorso visivo #spontaneamentecurato e quello sul “funziona per me” , ho riflettuto tantissimo su quanto sia importante lasciarsi liberi di sperimentare, di essere quello che siamo aldilà di quello che funziona o meno su un canale visivo come Instagram.

Di solito ci chiediamo sempre cosa funziona su un canale come questo, o forse non ce lo chiediamo neanche, ma ci lasciamo inevitabilmente condizionare dai trend (prima erano le foto dei piedi, ora i fiori nella vasca) e credo non ci sia nulla di male o di strano in tutto ciò perché essere immuni da quello che è trendy, secondo me, è un’utopia.

Quello di cui mi sono resa conto è che fino a qualche tempo fa, non mi sono mai fermata a chiedermi fino in fondo “ma a te Rita, cosa piace? Delle foto che hai pubblicato, quale ti da immensa soddisfazione aldilà dei like?” perché il “funziona questo” è sempre stata una considerazione inconsciamente predominante. Quello che fotografo mi piace, quello che c’è nel mio feed è molto mio perché nel tempo so di aver trovato una chiave e una modalità che mi appartiene, ma non sono immune dai trend e non mi interessa neanche fare l’alternativa per forza; quello che però desidero è chiedermi più spesso: “ok Rita i fiori sul tavolo, ma hai mai provato a guardarli in un altro modo? Cosa ti piace di loro? Cosa puoi dire di nuovo attraverso di loro? A te cosa piace davvero? Riesci a trasformare il trend in un’espressione tua?”. Poi magari il risultato non mi piacerà o non riuscirò a venirne fuori – mal che vada mi esce una foto “che funziona” per Instagram – ma questo non significa gettare la spugna!

Cambiare prospettiva

Più si avvicina per me il momento in cui il mio profilo Instagram racconterà per qualche mese la storia di una professionista in pausa (maternità ti aspetto!), più mi rendo conto di aver bisogno di sfidarmi, di usare quello che so che funziona, sperimentando, guardandolo diversamente, con occhi miei, recuperando quella Rita che amava la copia dal vero e la pittura degli impressionisti, ricercando in quella “banalità” la mia forma, per essere sempre più me stessa nella relazione con chi ho davanti.

Ama e fa’ ciò che vuoi

diceva un tal Agostino e io è così che voglio raccontare chi sono: con cura e amore per chi ho davanti (o aldilà dello schermo) senza prescindere da chi sono e da quello che voglio.

Da quando ho iniziato a ripetermelo, qualche idea è iniziata a spuntare nella mia testa, ma nel frattempo avevo bisogno di raccontarvi a che punto sono.

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Categoria: Creatività, Ispirazione e tempo libero, solopreneur

Un anno fa salutavamo i campi sul naviglio per par Un anno fa salutavamo i campi sul naviglio per partire verso l'ignoto (foto 2 e 3). Ognuno si portava nel cuore un'emozione diversa, anzi certamente più di una: curiosità, paura, rabbia, gioia, incertezza, tristezza, nostalgia, dolore... Non abbiamo cancellato neanche uno di quei sentimenti, li abbiamo accolti uno per uno dandogli lo spazio che si meritavano e lasciando al tempo il compito di metterli in ordine. Un anno fa sceglievamo una nuova vita non perché quella vecchia non ci piacesse, ma per educarci ad allargare l'orizzonte del già saputo, del "si fa così", delle domande, delle possibilità. Questa è la promessa che facciamo ogni giorno: non adagiarci mai e continuare ad allargare quell'orizzonte perché la vita è più grande di quello che crediamo. 
Con questa puntata termina #ogni18alle18 e questo profilo dopo 7 anni di onorato servizio va in pausa fino a data da destinarsi (prometto che ritorno se capisco di avere qualcosa di utile da dire per voi è per me). Come dice il titolo di un libro "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa", voi prendetevi cura della vostra. Grazie di cuore per questi anni e per avermi accompagnato fino qui, non avete idea di quanto vi sia grata.
[Sì i ragazzi sono decisamente cresciuti! Grazie a zia Amaia per la prima foto, abbiamo tagliato lo zio Marco solo per esigenza narrativa ma lo abbiamo rimesso al suo posto nell'ultima foto]

LE ULTIME COSE CHE HO SCRITTO

  • E vissero felici e contenti
  • Ho deciso: chiudo il Blog
  • Il tuo pubblico (forse) esiste già
  • Non è questione di tempo
  • Riflessioni dopo un anno di “corsa”

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