Prima di fare il video delle Myselfie con i ragazzi di Luma avevo in mente un altro tipo di video. Volevo infatti preparare una specie di video presentazione da diffondere a chi si iscriveva alla newsletter in cui raccontavo un po’ chi sono e cosa faccio. Il problema è che quando ne avevamo parlato io ero ancora incastrata nella trappola “formazione per Instagram”, argomento che sapete che mi piace moltissimo ma che mi stava tarpando le ali.
Poi è arrivata l’illuminazione che ha riportato a casa le Myselfie (perché voi non lo sapete ma è arrivata mentre stavo preparando un altro lavoro di cui chissà quando vi parlerò) e da lì in poi la consapevolezza di me e di quello che faccio è completamente cambiata e le ali si sono liberate.
Cosa c’entra con il tuo lavoro
Quando avevo consegnato lo script di quel primo video a Lucia e Lorenzo, la conclusione era “Ama la vita che hai e scoprirai davvero chi sei”. Il commento di Lucia a quella frase era “Forse è una frase troppo “generale” e slegata dal tuo lavoro? Il fine di tutto è scoprire se stessi o amare la vita che si ha?” e così ho capito che non era ancora il momento di fare quel video, che in me era tutto molto chiaro ma c’era bisogno ancora di tempo perché quelle due frasi non suonassero come un controsenso.
Ama la vita che hai, onora chi sei
Vivo costantemente vicino a persone che hanno la lamentela come stile di vita, quelle che “sto bene, ma..” e che ti buttano addosso tutte le loro fatiche, ma ho anche l’immensa fortuna di aver incontrato chi ha imparato a guardare quella fatica come ingrediente imprescindibile di un insieme che si chiama vita e che è l’unica occasione che abbiamo per scoprire di che pasta siamo fatti.
Ultimamente mi rendo conto che c’è una tendenza diffusa a pensare che la soluzione della vita sia cambiare vita, sforzarsi di cambiare le circostanze per essere finalmente realizzati.
Il problema è che spesso non siamo in condizione di poter fare quel passo, non è ancora il momento e soprattutto non è detto che una volta fatto, davvero la realizzazione arrivi perché spesso i problemi, la fatica si moltiplicano.
E allora io ho capito che il primo passo per cambiare vita è iniziare a guardare quella che abbiamo con un occhio nuovo, l’occhio di chi già mette in moto talento e creatività per osservare quello che arriva quotidianamente e scoprire cosa c’è di utile, di buono, di chi non si risparmia per il “dopo”, ma mette già tutto se stesso in quello che c’è ora. Allora sì, io vi garantisco che potremo scoprire davvero chi siamo e solo allora potremo anche fare dei passi coraggiosi, rischiosi, appassionati – se pensiamo ne valga la pena – perché il nostro essere sia davvero esaltato.
“Onora chi sei” inizia già ora, in questa vita, non quando e se la vita cambierà.
Come si fa?
Serve la certezza che la vita è buona, sempre, che la vita è dono, sempre, perché senza questa certezza non si fa neanche un passo, si guarda tutto con sospetto; è solo in virtù di questa certezza che possiamo amare la vita che abbiamo, che possiamo onorare il prodigio che siamo.
Chi la garantisce questa certezza? Un centro di gravità permanente (cit.), trovarlo è forse il primo compito che spetta a ciascuno di noi per ributtarsi nella vita, in questa vita, amandola fino in fondo.
p.s. il blog si ferma per l’estate perché il modo migliore per amare la vita che ho è tenere conto dei suoi ritmi e dei miei. Ci sentiamo sul blog a settembre oppure ogni martedì in newsletter. Buona estate!