(PREMESSA: le affermazioni scritte in questo post sono frutto di riflessioni sul mio modo di lavorare, non sono necessariamente valide per tutti. )
Stamattina ho rifiutato una collaborazione con una nota azienda che mi avrebbe pagato per partecipare a un progetto di comunicazione già delineato nei dettagli e legato ai detersivi (no, Mastro Lindo, P&G e gli acrilici non c’entrano, mi servivano solo come esempio).
Non erano molti soldi ma erano soldi (più di quanto mi sia stato offerto la maggior parte delle volte) e per chi come me ha la P.Iva c’è poco da fare i preziosi.
Ma il punto non sono solo i detersivi (che già cascano male per una come me).
Ci ho pensato a lungo e intensamente – nonostante la febbre che in questi giorni sta causando un netto calo di produttività.
Ci ho pensato per capire se davvero non riuscissi a trovare un modo per accettare senza rischiare di sprecare tutto il “duro lavoro di essere me stessa” fatto fin’ora.
Ci ho riflettuto molto perché quella era un’entrata garantita cosa molto rara qui da me.
Ci ho pensato di nuovo perchè, da quando sono stata inserita tra le blogger di CasaFacile, ho evidentemente sorpassato la linea del “ho un blog solo perchè mi piace scrivere”, che non vuol dire che cambio rotta, ma di fatto, sono disposta a confrontarmi anche con chi ha interesse a parlare con me (aziende, brand & Co.)
L’agenzia che si occupa del progetto è stata gentilissima, professionale impeccabile direi (una rarità sinceramente), e sapere di essere tra le 4 blogger-influencer (questa fa ridere) scelte per questo progetto certamente non è cosa che mi ha lasciata indifferente.
E allora perchè sono stata così snob da rifiutare?
Dopo essermi fatta tutte le domande di prima me ne sono fatta un’altra: qual è il problema? Cosa non torna? I detersivi?
No, quello che non funziona con me sono i progetti preconfezionati.
Nella mia breve esperienza ho visto questo: le aziende hanno degli obiettivi di comunicazione, creano progetti fighissimi ad hoc per quegli obiettivi, cercano blogger che abbiano uno stile di comunicazione interessante e provano a incastrare questi ultimi due.
Io non sono esperta di comunicazione e forse questo metodo funziona, ma io non riesco a lavorare così perchè per me è come chiedere a un panettiere di fare il centralinista, non dico che non sarebbe capace, ma certamente sarebbe più bravo, autentico, realizzato e credibile se facesse il panettiere.
Cosa vuol dire fare il panettiere in questo mondo blogger? Vuol dire semplicemente che se tu azienda vuoi dire una cosa, ma pensi che io la sappia dire meglio a determinate persone, io panettiere prima di tutto verifico davvero di poterlo fare e in tal caso te la confeziono sotto forma di michetta, rosetta, ciabattina ecc, (perchè i miei clienti vengono da me per comprare il pane) uso quelle farine perchè secondo me vanno meglio, ci lavoro con le mie tecniche di panificazione e te la espongo in quella parte della vetrina che so che colpisce quelle persone che possono essere interessate. Se invece, per quanto ti piaccia come lavoro, mi chiedi di chiamare a casa i miei clienti per proporgli il tuo brand, capisci che forse il risultato non sarà dei migliori per nessuno dei due.
Nei miei 32 anni ho ancora molto da imparare ma c’è una cosa che continuo a constatare: quando si creano scatole preconfezionate nei dettagli per farle andare bene a tutti, alla fine il pacchetto se non fa schifo è comunque anonimo.
Tu azienda non puoi pensare che io sia simile a un canale televisivo dove periodicamente e con con parole mie, trasmetto contenuti senza preoccuparmi di chi c’è di là che guarda. Quello lo fa Mastrota con le pentole o le tipe con le tettone sui materassi in lattice.
Io sono disposta a parlare per te – se mi piace quello che fai, corrisponde in qualche modo ai miei valori e in qualche modo ci guadagno – , ma non posso farlo come hai in mente tu perchè sicuramente il risultato sarà pessimo e se tu ci rimetti qualche soldo, io mi ci gioco una casa che sto costruendo mattoncino per mattoncino rimanendo profondamente Rita di Faccio e Disfo.
p.s.dopo questo mi metto a sistemare il curriculum: A.A.A. offresi centralinista