I capelli per me sono sempre stati la mia parte emotiva, se sull’abbigliamento non ho mai azzardato più di tanto, la mia testa é sempre stato il mio modo di esternare il mio stato d’animo, una sorta di dichiarazione di indipendenza. Le mie amiche mi hanno vista (e tollerata) nei modi più assurdi: cresta, tagli asimmetrici, rasature, colpi di sole, platino, riccia, frangia, color cioccolato, shatush, raccolti, coda…
Dico sempre che sono fortunatissima ad avere una sorella parrucchiera perché altrimenti avrei acceso un mutuo.
Mentre per tutte le altre volte, il “cambio capelli” é sempre stato dettato dalla voglia di cambiare, l’azzurro per me ha segnato un punto di svolta, o meglio é stata per la prima volta una scelta consapevole.
In quel periodo avevo bisogno di dichiarare, soprattutto a me, che qualcosa doveva cambiare, che era necessario guardarmi e guardare a quello che stavo facendo con più calma, con più cura, volevo ricordarmelo appena alzata davanti allo specchio, come un post it che non mi mollasse mai e avevo bisogno che questa cosa fosse anche immediatamente percepita dagli altri; di fatto é stata una sorta di “rieducazione alla lentezza” attraverso qualcosa di concreto e visibile.

Ammetto che la scelta del colore é stata istintiva, mi sembrava fosse il colore che meglio poteva esprimere quello che avevo dentro, e così é stato, quello era il mio colore, un colore che, ho scoperto poi grazie ad Anna Turcato, “E’ un colore che rimanda a degli elementi naturali fondamentali come il cielo e l’acqua … E’ il colore più efficace per restituire la calma all’organismo”, un colore che mi ha fatta conoscere di più e che ho deciso di portarmi per sempre tantuandomi una mini-Rita azzurra sul braccio.
C’é una cosa che però iniziava a starmi stretta: la sensazione di rimanere piano piano incastrata in una forma, come se quel colore stesse inevitabilmente diventando la definizione di me. E come sempre succede quando mi sento stretta, me ne vado, cambio direzione o forma
é come se fossi di nuovo passata dall’adolescenza alla maturità, come se quella consapevolezza fosse pronta a diventare qualcosa di più di un dettaglio esteriore; era tempo che quell’azzurro, quell’amore per la lentezza, intesa come desiderio di guardare e godere a fondo delle cose diventasse la mia cifra, il tratto distintivo di ogni mio passo aldilà dell’aspetto.
Del resto, la vera indipendenza per me é essere esattamente quella che sono.
“sai, ho pensato molto a quella poesia. Al tizio che l’ha scritta. Vuol dire che uno é d’oro da ragazzo, quando é verde. Quando uno é giovane é tutto nuovo. É l’alba. Il modo come tu vedi i tramonti é d’oro. Rimani come sei, é importante. Resta dorato Ponyboy. Resta dorato.” [I ragazzi della 56° strada]
Ecco… Resta azzurra Rita, resta azzurra.

Enrica – ME
Romina – LilRo
Patrik – Il Lato Fresco del Cuscino
Laura – I colori di Laura
….se dovessi correre il rischio di dimenticarmi di quello che voglio, fortunatamente ho tante mini-rita pronte a ricordarmi che nel profondo, il mio rivestimento interno è azzurro.