Qualche tempo fa, dopo aver pubblicato un post (quello sul Multitasking per l’esattezza), una ragazza mi ha scritto che avevo scoperto l’acqua calda. Non mi ha ferito il contenuto della sua considerazione (ero assolutamente consapevole di non aver detto nulla di eclatante), ma il tono profondamente sarcastico della sua considerazione (non la riporto tutta perché non serve).
L’utilità della banalità
Sulla banalità di quello che diciamo non ho problemi nel senso che, da che mondo è mondo, le cose che ci diciamo qui o altrove sono molto simili e la ragione di questo è che siamo immersi in una certa cultura che ci fa affrontare certe tematiche comuni e che, a meno di essere grandi pensatori o fautori di nuove filosofie, si tratta bene o male sempre delle stesse cose.
Quello che senza dubbio cambia è il modo in cui ciascuno di noi vive e fa esperienza di questi temi, ci sono cose che abbiamo sempre saputo, ma che diventano estremamente chiare, direi cristalline solo in un certo punto del nostro percorso, davanti ad una certa esperienza o un certo episodio e ci sono cose che abbiamo sentito ripetere mille volte, ma che diventano immediatamente interessanti dette con le parole di una certa persona. Essere consapevoli della paradossale utilità della banalità ci aiuta a non avere il preoccupazione di dire cose nuove, ma piuttosto di farlo usando la nostra voce, la nostra esperienza perché le cose solite diventino nuove o interessanti.
Guardare con rispetto il percorso degli altri
Nel riflettere sul sarcasmo del commento mi sono resa conto che c’è una profonda mancanza di empatia in chi avendo compiuto prima certi passi deride o sminuisce chi quei passi li sta compiendo ora, c’è un’incapacità di immedesimazione e di rispetto nei confronti del percorso altrui, negli sbagli o nei tentativi mal riusciti, nelle consapevolezze banali e tardive. C’è un’incapacità di vicinanza tra di noi che spesso viene manifestata nei commenti sui social, ma che è sintomo di una incapacità di vicinanza reale, profonda.
Non siamo tutti uguali
Ecco, ho detto un’altra cosa banale, ho questo brutto vizio. Che “non siamo tutti uguali” ce lo ripetiamo dalla notte dei tempi, eppure ci meravigliamo se una persona viene ferita da quello che per noi era un semplice commento sarcastico. Non siamo tutti uguali, lo ripeto ancora e se una persona si offende per quello che abbiamo detto la cosa migliore che possiamo dirle non è “non volevo offenderti, ma tu calmati” (testuali parole), la cosa migliore che possiamo dirle è “scusami”, ma forse ancora una volta chiedere scusa è banale.
E allora sono giunta ad una conclusione: la banalità è sottovalutata.