E’ passato quasi un anno da quel fatidico giorno in cui mio marito ha cambiato lavoro. La cosa incredibile è che quando abbiamo deciso di rischiare (decidendo di fargli mollare il suo lavoro di sempre senza un’alternativa immediata), eravamo pieni di speranze e immagini su quello che sarebbe stato. Peccato che invece si sia ritrovato nella grande distribuzione, fuori casa 12 ore, con un giorno di riposo quando capitava (ovviamente mai nel weekend)… insomma, in pochi mesi quelle aspettative di “riscatto” stavano svanendo di nuovo. Io avevo ripreso il mio posto nel mondo, ma la sua mancanza si faceva sentire e il timore che ci stessimo incastrando di nuovo pure.
Finché un bel giorno è arrivata Olivia, quella bimba che, se Dio vorrà, vedremo tra un paio di mesi e che è stata imprevista in ogni sua mossa, dal suo primo apparire sotto forma di lineetta, al rischio di perderla durante tutto il primo periodo, a questi ultimi mesi che ancora una volta mi hanno costretta a cambiare alcuni piani (niente di grave, solo un po’ di attenzione in più)
Se mi guardo indietro mi rendo conto che dalle situazioni impreviste io ci ho sempre guadagnato (non sto ad elencarle, ma banalmente se faccio questo lavoro lo devo ad una serie di imprevisti più/meno belli) e quando mi sono dovuta fermare e stare a riposo per i primi mesi (con tutta la tristezza e le angosce del caso), pensavo ancora una volta che “il positivo” che ne sarebbe venuto fuori avrebbe riguardato me in prima persona, “forse il mio lavoro?” “forse nuove scoperte su di me?” “forse qualche nuova strada?”e invece il grande imprevisto-Olivia questa volta è stato un regalo per lui che è stato costretto ad accettare il part-time per poter fare quello che io non riuscivo dalla mia posizione orizzontale. Guarda “caso”, quel part-time, che economicamente non era sufficiente, ha permesso che si misurasse con lavori che gli hanno fatto capire il suo valore e quindi prendesse coraggio e rischiasse finalmente su quella strada che ha a che fare con quello per cui lui si sente al mondo.
E’ una strada che forse ci renderà ancora più instabili (una famiglia di partite iva), ma ancora una volta insieme, nella certezza che la vita non ti frega e che la realtà tutta intera è fatta per la tua realizzazione, da tutti i punti di vista.
In fondo sì, ci ho guadagnato ancora una volta, ma questa volta il mio guadagno è stato un riflesso ed è ugualmente valido, anzi lo è ancora di più perché guardo quello che ci è accaduto con meno egocentrismo, godendomi la vista di un uomo che diventa grande.
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano
le guide Hachette e quelle dei musei,
si scambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio si informa
qualche amico o parente,si controllano
valigie e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un’occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è OK e tutto
è per il meglio e inutile.E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
(Eugenio Montale, Satura)