Ore 6.20: la sveglia suona, l’abbiamo anticipata da qualche mese così abbiamo 10 minuti di tempo per prendere coscienza di esistere per accorgerci l’uno dell’altra e per dire ciascuno in cuor suo “grazie, siamo qui anche stamattina”.
Alle 6.30 inizia il quotidiano, io mi butto in doccia, tu svegli i bambini e inizi con le colazioni, si mangia insieme poi io parto con il giro “distribuzione bambini”; anche questo funziona così solo da qualche mese, perché così io “mi costringo” ad una cura di me e tu metti in ordine la casa (panni da stendere, lavastoviglie e pulizie incluse) in modo tale che io rientrando possa subito mettermi al lavoro. Un segno di croce, un “buona giornata” e ognuno al suo lavoro, io al mio che scopro ogni giorno di più e tu al tuo che in realtà non è mai stato davvero tuo, ma solo “la soluzione più facile” per la nostra realtà familiare.
Alle 13 rientri, pranzo insieme tu vai a prendere Leti al pulmino e l’aiuti con i compiti (con annessa pennichella) io fino al rientro dei maschi me ne sto ancora chiusa nel mio terrazzino a far funzionare il Cottage, poi un po’ di pomeriggio insieme e tu vai a fare quell’altro lavoro, quello che ti fa brillare gli occhi, che è TUO e che invece pare non assumere mai la forma giusta.
Io chiudo la giornata tra docce, cena e chiacchiere con i bambini e ti aspetto lavorando fino a tarda serata.
Ora sì, ora che l’ho scritto e che so che da oggi tutto cambia, mi rendo conto di quanto tu mi abbia dato, di quanto di te hai sacrificato perché io trovassi il mio posto, di quanto hai taciuto per rispetto alle mie idee, alla mia testardaggine e alle mie intuizioni. Ora so quanto di te ci sia in quello che faccio, ma so anche che devo ringraziare il cielo se quel giorno ho capito che per te la vita stava diventando pesante, ringrazio il cielo che in un momento di lucidità mi ha fatto capire che stavi morendo dentro e che avevi bisogno che io ti dessi una spinta a cambiare, che io ti dicessi forte e chiaro (anche se tra le righe) “cambiamo tutto, rischiamo, piuttosto su un terreno dissestato, ma felici e insieme” perché io è da qualche tempo che ho capito che la mia realizzazione non può prescindere dalla tua, non può essere a discapito della tua.
Oggi quando ti ho visto uscire verso il tuo nuovo lavoro – che non è neanche lontanamente quello per cui pensi di essere al mondo e che ti farà stare fuori di casa dalla mattina presto alla sera tardi 6 giorni su 7 – ho capito che non vorrei niente di più di questo: una vita instabile, ma piena di certezza che siamo messi insieme “per uscire a vedere le stelle”, ma tutti e due le dobbiamo vedere quelle stelle, non basta che le veda uno dei due, è per questo che ci siamo sposati: per uscire “a vedere le stelle”, per scoprire in che modo i singoli particolari della nostra vita siano la strada per la nostra felicità.
Ora è il mio turno di colazioni, compiti e faccende e lo è proprio nel momento in cui ho ridimensionato il peso che ha il mio lavoro nella mia vita di donna, moglie e mamma, nel momento in cui il mio lavoro è diventato qualcosa di diverso e di incredibilmente adatto a questa nuova vita (e quindi anche più bello!). E’ il mio turno non perché debba fare la donna-sottomessa, ma perché mi rendo conto di essere un pochino più avanti in quella ricerca delle stelle e quindi è tempo che tu sia alleggerito per procedere più spedito. Vederti rischiare, mollare la tua “zona comoda”, abbassarti ad un livello che non ti appartiene (perché tu sei molto di più) per prenderti sul serio, per guardare fino in fondo la tua insoddisfazione, mi rende una moglie fiera.
Ti aspetto al tuo rientro, capo della casa, tu cerca di sopportare le lavatrici in ritardo e la mia incapacità a fare la spesa , io ti chiedo solo una cosa: continua a farmi il caffè