Come vi ho già raccontato, durante la maternità ritornava spesso la domanda “ma quando rientro al lavoro cosa faccio?”, non perché non sapessi cosa fare, avevo nel mio fantastico planning di inizio anno alcune cose che avevo anche già testato, ma la domanda tornava imperterrita a bussare, come dire “Rita, sei proprio sicura di voler proseguire da questa parte?” Così, come ho già raccontato altrove ho lasciato la risposta in sospeso e mi sono vissuta i mesi che rimanevano lasciando decantare i pensieri.
Io non sono solo questo
Come era successo per le Myselfie, da qualche tempo iniziavo a sentire una certa claustrofobia nelle mie offerte formative; sapete che amo Instagram è il mio canale espressivo e so di avere molto da dire su di lui, ma ancora una volta mi stavo focalizzando troppo su una cosa sola e sentivo potentemente la mancanza di una visione d’insieme del mio business, come se mi fossi concentrata solo su una stanza del Cottage senza dedicarmi alle altre. Così mentre lasciavo decantare le idee ho iniziato ad allontanarmi da Cottage, a fare qualche passo per guardarlo nel suo insieme, per guardarmi tutta intera e capire bene cos’è davvero questo posto, di cosa è fatto, in cosa è brava la persona che lo abita e soprattutto per esplorarne i dintorni.
Cambiare input
Se vuoi essere autorevole in merito a qualcosa è inevitabile che quel qualcosa deve essere il centro dei tuoi approfondimenti. Instagram è stato da due anni a questa parte il centro della mia attività, i miei aggiornamenti riguardavano il marketing legato ad Instagram e le mie ricerche avevano a che fare con questo “luogo”. Quello che però ho capito ad un certo punto era che per non diventare sterile nella proposta e tornare a respirare un po’ meglio avevo bisogno di guardare fuori da lì. La maternità è servita moltissimo in questo perché mi ero levata di dosso l’etichetta di “formatrice” o referente di Instagram e potevo davvero concedermi il lusso di fare altro, di guardare altrove. Il problema è che se sei abituata all’iper-formazione sempre e comunque devi un po’ forzare la mano e cercare cose che non hanno per niente a che fare con quello che finora hai letto. Così invece dei libri di Sinek ho iniziato a leggere fumetti e silent book e invece dei video della Forleo ho iniziato ad ascoltare podcast che non avessero a che fare con il marketing. La sorpresa è stata che la mente si è riempita di ispirazioni e idee che molto probabilmente non avrei trovato se mi fossi concentrata ancora una volta su Instagram e la comunicazione online.
La pazienza, di nuovo
Abito in via della Pazienza e non sto scherzando, nel mio paese c’è questa via e il mio palazzo è proprio lì. Quando ci penso sorrido perché mai nome di una via fu più azzeccato: con me ci vuole pazienza, per scoprire chi sono ci vuole pazienza e questa volta avere pazienza significa davvero aspettare non tanto che succeda qualcosa, ma di essere pronta a dire chiaramente cosa voglio fare da grande. Ho lavorato e sto tutt’ora lavorando per capire chi sono professionalmente e credo che il vero ostacolo sia dover affermare che io di lavoro voglio fare una cosa che nessuno ha mai nominato. Ecco a cosa serve la pazienza, a lasciare il tempo a me stessa di dire cosa voglio essere. Arriverà quel momento, non ora forse ma intanto inizio ad aprire le nove stanze del Cottage e a guardarci dentro.