Se avete letto il post di settimana scorsa avrete capito che per me pianificare l’anno di lavoro è uno strumento indispensabile, non tanto perché mi rende certa di riuscire a fare tutto quello che metto in programma, ma perché mi aiuta a dosare le forze e a concentrare gli sforzi su quello che devo fare in quel preciso momento.
Il mio metodo di pianificazione cambia un pochino ogni anno, perché ogni anno scopro un pezzetto in più che mancava alle mie considerazioni e, grazie alla pianificazione dell’anno precedente, correggo quello che non ha funzionato. Mi fa sorridere dire “il mio metodo” perché non so quanto realmente ci sia di mio nel modo che ho di impostare il mio lavoro, quello che è certo è che ho trovato la mia strada attraverso tre persone che mi hanno insegnato cosa significa pianificare da diversi punti di vista; sto parlando di Enrica Crivello, Gioia Gottini e Francesca Baldassarri, tre persone estremamente diverse eppure capaci di gestire un’attività in modo efficace e interessante (a dimostrazione che non c’è una sola strada).
Primo step: atteggiamento, attività e fatturato
Questa parte l’ho imparata da Gioia Gottini grazie al BBclub che ho frequentato due anni fa. In realtà c’è molto di più di questo, ma se devo pensare a come imposto il mio anno è innegabile che io abbia bisogno di un’atteggiamento con cui affrontarlo che mi aiuti a scegliere le azioni da mettere in campo in modo equilibrato e sensato, seguendo un filo conduttore costante.
Quello che io chiamo atteggiamento ha a che fare con la scelta di una parola/espressione che aiuti ad affrontare l’anno tenendo conto di quello di cui abbiamo bisogno ad un livello più globale, non soltanto per il nostro business. L’anno scorso avevo bisogno di fare focus e quindi partire da quello che già c’era guardandolo in modo diverso, quest’anno invece ho bisogno di semplificare (a questo proposito è partita una newsletter ieri che parla proprio di questa necessità di semplificazione – venerdì faccio un secondo invio quindi se ti interessa puoi iscriverti QUI). Scegliere una parola/atteggiamento mi aiuta moltissimo a non farmi prendere la mano dalle idee e dalle cose da fare educando il mio modo di affrontare le giornate e le scelte che devo compiere.
Guardando in faccia a questa necessità – semplificare – ho scelto alcune attività di business / marketing a cui dedicarmi durante l’anno, eliminandone delle altre o lasciandole in sospeso per gli anni successivi e ho fissato un obiettivo di fatturato che vorrei raggiungere attraverso queste azioni (di soldi parleremo in un altro momento). Siamo creative e di idee ne abbiamo tantissime, il punto è che non tutte sono buone idee sia in termini di fattibilità che di condizione personale e storica.
Gioia mi ha insegnato anche a lavorare nella consapevolezza che ci saranno certamente imprevisti e che quindi in momenti di “bonaccia” è utile portarsi avanti e soprattutto pensare di delegare.
Secondo step: il calendario marketing
L’anno scorso per pianificare sono partita dalla mia parola guida (che era Focus) e ho impostato tutta una serie di azioni che avrei voluto fare alla luce di questa parola dandomi anche un obiettivo di fatturato (perché avevo bisogno di verificare che il mio lavoro fosse sostenibile e funzionale alla nostra vita familiare). Le azioni mi servivano per dare dinamismo alla mia attività, l’obiettivo di fatturato mi serviva per avere un’idea di quanti prodotti/servizi avrei dovuto vendere per raggiungere quell’obiettivo. Le attività sono cambiate lungo il corso dell’anno (ecco perché la pianificazione deve essere flessibile), ma l’obiettivo di fatturato è stato superato. Alla luce di questo quindi avrei potuto mantenere il metodo utilizzato; invece mi sono resa conto che nella mia pianificazione mancava un pezzo e un ordine più sensato e cioè decidere non solo quali risultati di business e fatturato raggiungere, ma soprattutto quali obiettivi di marketing provare a perseguire. Prima di andare avanti però mi preme puntualizzare una cosa:
Il marketing non è la pubblicità, il marketing ha a che fare con le promesse che facciamo, la storia che raccontiamo e l’autenticità che dimostriamo per mantenere quelle promesse (cit. Seth Godin)
Ho scoperto l’importanza del calendario marketing grazie ad Enrica Crivello . Alla luce di quello che dice, ho ripensato all’anno scorso e mi sono resa conto di aver lavorato sul marketing in modo “inconsapevole”, dal momento che ho raggiunto ottimi risultati (e cioè fare re-branding in modo chiaro senza implodere) pur non avendoci lavorato affatto con cognizione di causa. Quest’anno però voglio cercare di stabilire quali saranno le cose che devo fare perché sia più chiaro io chi sono e cosa offro al mondo.
In termini pratici e sintetizzando questi sono i punti su cui sto lavorando (perché lo sto facendo proprio in questi giorni):
- Stabilire un grande obiettivo di marketing (es, fare rebranding, cambiare clientela, potenziare un prodotto/servizio che è già nella mia offerta ecc..) e alcune priorità (altri aspetti rilevanti che si collegano al mio obiettivo)
- Decidere quale sarà una sola grande azione collegata al mio obiettivo e cioè che fissi un punto chiaro di passaggio (potrebbe essere un nuovo servizio, ma anche un evento gratuito o un periodo di sconto ecc..) e fissarla sul calendario tenendo conto delle caratteristiche sia del mio lavoro (stagionalità, trend, eventi di settore..) sia del tempo che ci vuole per prepararlo
- Fissare sul calendario altri momenti importanti in cui posizionare attività/prodotti/servizi utili al mio business e a raggiungere il mio obiettivo di marketing (sempre tenendo conto di festività, stagionalità, momenti liberi, ferie ecc..)
Terzo step: organizzazione e strumenti
In questa fase invece la mia persona di riferimento è Francesca Baldassarri che mi ha insegnato (dopo quasi 4 anni di confronto costante e lavoro condiviso) che per lavorare bene bisogna essere organizzati. Attenzione: organizzato non significa in perfetto ordine (se vedeste la mia scrivania quando lavoro…), ma avere degli strumenti che ci aiutino a lavorare in modo funzionale ai nostri obiettivi. Per ognuno esistono strumenti più o meno adatti, io ne ho provati tanti, ma anche in questo caso ho deciso di semplificare scegliendone solo 4 (attenzione: i miei strumenti sono cambiati ma sono sempre 4 – trovate l’aggiornamento QUI):
- fogli sparsi: mi servono per fare brainstorming, prendere appunti, segnarmi le cose da fare senza esigenze estetiche;
- “Planner senza Fronzoli”: questo è uno strumento che ha creato proprio Francesca ed è uno dei planner più funzionali che abbia mai usato, richiede molto lavoro (io non ho ancora finito), ma la sensazione che ti lascia quando lo si usa è davvero di sollievo;
- Evernote: è uno strumento online che a me serve per mettere in ordine i fogli volanti, le priorità, i calendari, le idee ecc.. e per raccogliere contenuti online che mi servono per il mio lavoro;
- Agenda cartacea: non vi sto a dire quale è meglio e quale è peggio perché ancora una volta ognuno ha le sue preferenze. Io quest’anno ho acquistato quella di Zelda Was a Writer e ne sono molto soddisfatta. In una immagine ideale di me vorrei abbellirla e utilizzarla anche per la mia creatività, ma ancora una volta semplifico: scrivo a matita (oh yes, perché come ho detto bisogna essere flessibili) e mi segno quello che devo fare lungo i giorni (tendenzialmente con due settimane di anticipo). Ci sono giornate in cui ho delle attività fisse (il giovedì mi metto offline e mi porto avanti su progetti che riguardano la scrittura es. post del blog, newsletter, PDF, corsi ecc.. oppure le consulenze, mentre il venerdì lo dedico a fatturare e alla mia formazione)
Quarto step: misurare i risultati
Questa fase è sia all’inizio che alla fine perché, se ci avete fatto caso, per iniziare a pianificare sono partita dai risultati che volevo ottenere. Solo avendo in mente i risultati che si voglio ottenere si possono fare delle valutazioni sensate, in termini qualitativi e quantitativi su come è andata. Io misuro i risultati periodicamente (a metà anno e alla fine), anche se per ogni azione si riesce comunque a farsi un’idea di come sta andando.
Se ci pensate, questo è un po’ quello che succede a scuola: immaginate che l’insegnante ad inizio anno non abbia un programma e dica “ragazzi, quest’anno lavorerete secondo la vostra ispirazione”, tu passi l’anno più esaltante e creativo della tua vita, poi alla fine dell’anno ti ritrovi rimandato a settembre e a quel punto ti dici “ma cosa avrei dovuto fare? cosa si aspettava da me?”
Ecco: avere un programma significa sapere dove si vuole arrivare e fare il punto periodicamente in modo tale da aggiustare il tiro e verificare la pagella a fine anno.
Certo, come dicevo, costa fatica perché non c’è nessuno che ti fa scrivere i compiti sul diario, che ti fissa le verifiche o che a fine anno ti da la pagella.
E’ un lavoro che dobbiamo scegliere di fare e questo richiede determinazione e anche coraggio.