Tutta la differenza fra costruzione e creazione è esattamente questa: una cosa costruita si può amare solo dopo che è stata costruita; ma una cosa creata si ama prima che esista. [GKChesterton]
A febbraio di quest’anno ho deciso di segmentare la mia newsletter: avevo una lista di circa 2500 persone e tra queste ce n’erano alcune che non si perdevano neanche una mail. Quelle erano le persone che sceglievano ogni settimana di dedicare una parte del loro tempo alle mie parole e questo mi generava un senso di gratitudine che avevo bisogno di esprimere. Così ho pensato che era tempo di avere una lista Vip (ne avevo parlato anche qui), ma questo significava anche decidere cosa fare con quella lista, cosa scrivere, come chiamarla ecc..
Sono una tipa pragmatica e non mi piace lavorare in astratto, così ho fatto solo una cosa con quelle persone speciali: chiedergli – attraverso un questionario – come stavano, come andava il lavoro e di cosa pensavano di aver bisogno.
Ho ricevuto 147 risposte (la lista è di 282 persone) e sul primo momento mi sono detta “merda, mi hanno preso sul serio” e ho immediatamente capito di avere in mano una specie di tesoro, Ho dovuto però attendere l’estate per dedicarmi alla lettura dei questionari (cioè 4 mesi dopo) perché erano totalmente “fuori planning”.
La creatività inoperosa
L’estate è stata il mio momento “inoperoso” ma pieno di pensieri generati dalla lettura di quei questionari e proprio quei pensieri sono stati il luogo in cui è nata un’idea: creare un percorso a tappe adatto ai bisogni di quelle persone.
Bell’idea vero? Sì lo so, non è per niente un’idea nuova, anzi forse non si merita neanche di essere chiamata idea perché di percorsi così ce ne sono in mille salse, forme, tipologie, durata… eppure ne sono lo stesso orgogliosa perché la vera idea è stata quella di pensare (ancora torna il pensiero) che avrei dovuto farlo in una forma che fosse mia (perché la maggior parte delle volte è la forma che rende una proposta davvero unica) e attraverso un lancio diverso che fosse a metà tra estrema cura e gratitudine proposta esclusiva
E così l’idea è questa:
Come spero si sia capito dal video (girato a metà settembre) la creatività non è stata n’è nella tipologia di offerta, né nella parte “operativa” perché tutto è accaduto prima, nella mia mente che, sollecitata da input diversi e guidata dalla consapevolezza dei miei punti di forza, aveva già il cuore in quel progetto prima ancora che vedesse la luce.
I diversi risultati della creatività
Lasciando da parte il meraviglioso ritorno emotivo (che non è senza importanza ma non è quello di cui stiamo parlando qui) in un primo momento ho avuto timore di aver sbagliato lancio perché il ritorno di partecipazione alla proposta era lento e molto sotto alle aspettative. Peccato che le aspettative fossero un filo troppo elevate perché avevo sperato di andare sold out con le 70 persone, e cioè di raggiungere una percentuale di conversione del 50%, cosa che forse neanche Oprah Winfrey si può permettere (o forse lei sì ;-)). Con maggiore realismo ho guardato il risultato e mi sono accorta che avevo raggiunto 15 persone (la metà del massimo che potevo accettare) solo con 70 persone e credo che questo sì sia un risultato pazzesco (in media un buon risultato si aggira al 10% io avevo raggiunto il 22%)
Preso atto quindi che era necessario più realismo e altra pazienza mi sono concentrata sull’assistenza a chi doveva ancora risolvere dubbi e perplessità e su quello che dovevo fare per allargare il bacino delle persone coinvolte: l’apertura alla newsletter si è rivelata la strada risolutiva per arrivare e superare ampiamente l’obiettivo minimo che mi ero prefissata (cioè 20 persone).
La creatività risolve.
Anche se la creatività ha giocato un ruolo fondamentale nell’ideazione del percorso ci sono stati momenti anche operativi in cui il suo soccorso è stato decisivo. Coinvolgere degli sponsor infatti sembra una scorciatoia, mentre invece è solo un apparente risparmio economico perché se da una parte Self Packaging ha fatto un lavoro di supporto davvero importante (fornendomi scatole, sacchetti, cordoncini), un altro sponsor mi ha creato moltissimi problemi che ho dovuto risolvere con un pivot creativo ad una settimana dalla deadline che mi ero data per spedire le valigette.
La creatività ha un grande alleato
Da ultimo questo lavoro mi ha insegnato una cosa nuova perché c’è un elemento che non avevo mai guardato in questo modo: il tempo.
Ho sempre pensato al tempo solo in termini operativi, ho sempre fatto i conti con lui quando si trattava di mettersi a fare le cose, invece questa volta il tempo era diverso, aveva l’aspetto dell’attesa. Ho dovuto attendere che l’idea prendesse forma, che cambiasse più volte che assumesse davvero l’aspetto che più mi rappresentava, ho dovuto pazientare prima di mettermi al lavoro perché l’estate è il momento peggiore per fare le cose con ordine, ho dovuto aspettare risposte da sponsor e fornitori; poi c’è stato il tempo dell’azione, dell’operosità, quello solito, ben organizzato in piccole frazioni, ma poi è tornato il tempo dell’attesa, quello necessario alle persone per decidere, per chiarirsi dubbi, per prendere coraggio e per decidere di intraprendere questo percorso con me.
La parte operativa ha funzionato solo per una ragione: perché ho lasciato tutto il tempo necessario all’attesa.
La creatività senza attesa è troppo istintiva, rischia di bruciare le tappe e esprimersi male, la creatività ha bisogno di tempo, “quanto” sarà solo lei a stabilirlo. L’unica cosa che possiamo fare è avere pazienza.
Devo fare una menzione speciale per SelfPackaging perché mi ha fornito le valigette (che erano la forma migliore per invitare ad un soggiorno), il cordoncino e le tag con cui ho impacchettato i quaderni e i sacchetti in cui ho custodito il profumo della tisana di Melissa Erboristeria (che ha accompagnato con un caldo abbraccio l’apertura delle scatole). Sono stati pronti, risolutivi e mi hanno aiutato a rendere davvero magico quel momento.
Questa invece è una sintesi di quei giorni “preparatori”, tra scatole, bambini, gatti, tagli con la carta…