Quando ho pubblicato il video sulle Myselfie dei nostri carissimi amici ci hanno detto “bellissimo il video, noi però sappiamo la verità!” la frecciata aveva un tono davvero amichevole, ma io non ho potuto fare a meno di pensarci su. E’ vero: ad un occhio esterno possiamo sembrare sempre molto tranquilli, sorridenti, mai arrabbiati, super dolci con i nostri figli. Ma se foste con noi tutti i giorni notereste che non è così, sapreste che siamo dei genitori molto esigenti, severi, quasi mai pacati, che il Calda dice le parolacce e io urlo molto. E allora come stanno insieme le due cose?
Il video ovviamente non aveva l’esigenza di mostrare al mondo quanto bella sia la nostra famiglia, il mio interesse era quello di spiegare chiaramente come le Myselfie si erano trasformate – da prodotto personalizzato a percorso personale – mantenendo il loro messaggio simbolico. Il video era destinato al sito ma come sempre accade, nella sua diffusione non tutte le persone ne colgono il contesto e la funzione. Mostrare me e la nostra famiglia era fondamentale per far capire cosa intendo quando dico che la vita si gioca su un unico tavolo (infatti il tavolo è presente in tutto il video) e che non si tratta di fare le acrobazie per dare alle cose tempi e spazi “bilanciati”, ma di cercare un’armonia nelle parti.
La serenità non è tranquillità
Il Calda ogni tanto, quando i bambini ci fanno impazzire, dice “ma quand’è che se ne vanno di casa così torniamo ad esser tranquilli?” (ma, non lo dice sul serio), io sorrido perché so benissimo che il mio desiderio non è di essere tranquilla, ma di trovare nel casino di tutti i giorni un punto di pace. Ecco perché non mi scandalizza per niente guardarci e scoprirci limitati e correggibili, perché so che tutti quegli errori sono i miei tentativi per essere felice e crescere figli che sappiano che nella vita le uniche persone che non sbagliano sono quelle che non rischiano. Non mi interessa la tranquillità, mi interessa la pace di chi arriva a sera e capisce che anche quel giorno avrebbe potuto fare meglio e regala tutte le sue scuse ad una preghiera insieme prima di andare a dormire e ad un abbraccio per ciascuno.
L’altro da guardare
Quando mi sono fermata per due settimane a lavorare per l’attività del Calda eravamo reduci da un periodo molto teso. Lui, a prescindere dal suo caratteraccio, è una persona incredibilmente servizievole. In tutti questi anni è sempre stato presente, ha sempre fatto di tutto perché io avessi il mio spazio di lavoro e di espressione, si occupa dei bambini e della casa tutte le volte che può. Il problema è che secondo me eravamo arrivati ad un punto in cui quel “tutte le volte che può” stava minando i suoi desideri. Forse gli andava bene quando il lavoro che faceva non era “il suo lavoro”, ma adesso che finalmente aveva iniziato a costruire la sua professione, tutto il resto stava diventando “nemico”. Così mi sono fermata e ho cercato di capire dove “restituirgli fiato”: ho scelto di dedicarmi alla sua attività per avviare la sua comunicazione online perché è una cosa che so fare e farla per lui significava “metterlo sotto i riflettori” di casa nostra e ho iniziato a fare io alcune cose che prima faceva lui “perché faccio prima, perché così tu lavori”. Sono state entrambe due scelte azzeccate perché lui ha ripreso fiato (e io ho capito un pezzetto in più di me e della mia realizzazione)
La realizzazione è fatta di relazioni
L’ho detto già altre volte: la mia realizzazione non può essere a discapito di quella di mio marito perché essere la moglie del Calda fa parte della mia realizzazione così come essere la madre dei bambini che ho messo al mondo. Spesso guardiamo il nostro progetto (lavorativo nel mio caso) come l’unico luogo da cui può venire la definizione di noi, ma invece la definizione di noi e di quello che davvero siamo è sempre dentro una relazione, si scopre in una relazione.
Dietro ad una famiglia che sorride c’è il desiderio di realizzazione di ciascuno e per questo ci sono le giornate di tensione, le parolacce, le urla, le sgridate ai bambini, i litigi e gli abbracci, le incomprensioni e il tentativo invece di comprendersi;
dietro una famiglia che sorride c’è soprattutto la preghiera della sera e l’abbraccio che ridonano senso e valore alla lotta quotidiana.