La mia amica Fran qualche settimana fa ha inviato una newsletter in cui criticava la nuova tendenza a giustificare il difettoso con “è imperfetto perché è artigianale”. La sua argomentazione mi è sembrata impeccabile e universalmente utile perché il tema dell’imperfezione sta diventando un alibi per giustificare un lavoro fatto male o il disimpegno a fare meglio.
L’imperfezione è inevitabile (all’inizio)
Qualche tempo fa avevo deciso che avrei voluto fare un video corso, mi sono guardata una raccolta che spiegava come farlo e quali strumenti utilizzare, ho comprato un registratore vocale e una webcam valida perché “semplifica” è da sempre la mia strada, ho preparato lo script il set per le registrazioni e ho iniziato a girare i video. Questa parte mi è sembrata piuttosto fattibile finché non siamo arrivati al momento del montaggio: armata del mio Movie Maker per una settimana ho montato audio e video, sono impazzita con la sincronizzazione, i tagli i voice over, le app di registrazione dello schermo ecc.. e al momento di pubblicare il progetto mi sono accorta che c’erano moltissimi difetti.
Riconoscere umilmente le proprie incapacità
Una delle cose che più mi sembrano costruttive nella mia attività è ammettere dove una cosa non mi riesce. Ammettere a me stessa che quella cosa non mi è venuta bene/non la so fare può comportare due scelte: rinunciare o imparare (che di solito fa anche rima con affidarsi a qualcuno perché ci insegni a farlo o lo faccia lui se è proprio impossibile fare altrimenti).
In questo periodo sto lavorando a dei video con dei professionisti (LORO per la precisione), stiamo impazzendo dietro al lavoro di un cliente e stiamo lavorando a dei video che desidero per me. Quando hanno saputo che stavo facendo questa cosa dei video “da sola e male” mi hanno proposto il loro aiuto e ci siamo accordati per girare di nuovo il tutto, con la loro attrezzatura e con il loro montaggio. Presa dallo sconforto ho detto sì, ma poi ci ho pensato di nuovo e ho detto no (ci vuole pazienza con me!!)
Dove lo mettiamo l’“inizia prima di essere pronto”?
Iniziare prima di essere pronti è una cosa a cui tengo tantissimo, fa parte di quel “fallo e basta” con cui ho iniziato l’anno e sebbene io quel “fallo e basta” l’avevo comunque onorato girando i miei video da sola (e scoprendo la mia inettitudine), mi sembrava che buttare via quel tentativo fosse più guidato dall’ansia da performance piuttosto che da una reale convinzione che fosse meglio rifarli. Quello però che era certo è che quei video rimaneva imprecisi e pieni di difetti e questo per me significava solo una cosa: non puoi venderli!
Così i miei video sono online e sono un percorso gratuito a cui può accedere chiunque.
Non ho mai pensato che il loro essere difettosi li potesse rendere “unici”, perché ciò che rende unica una cosa è la personalità che contiene, non le sue giustificazioni per non fare bene.
I miei video sono utili, ma non vendibili e quando farò video corsi dovranno essere meglio di così.