impegni del blog (inaspettatamente crescenti) e fuori dal blog (tra poco si riprende a lavorare), asilo, pediatra, spesa, lavori handmade da preparare (anche questi inaspettatamente richiesti), compleanni… a questo punto la mia mente danneggiata da appassionanti (e lunghissime) partite a Tetris inizia a incasellare, a fare incastri e sovrapposizioni perfette.
Devo ammettere che non sono niente male, scarto quello che non ci sta, infilo un’attività per i miei figli qua e là, istruisco il marito sul da farsi (una cosa per volta perchè altrimenti succede un disastro), lascio qualche buco per eventuali imprevisti, insomma faccio di tutto per GESTIRE al meglio la mia vita e soprattutto il mio rapporto con i bambini. Ecco, soprattutto con loro c’è molto da gestire; devo gestire la regressione di D1 dopo l’arrivo di D2, devo gestire la sua vivacità (e aggressività) incontrollata, devo gestire la smisurata voglia di essere grande di L., devo gestire la sua continua ansia da performance, devo gestire le loro giornate in modo tale da non impazzire, devo gestire le poppate di D2 perchè la giornata abbia un certo ordine, devo gestire le notti con D2 per avere l’energia sufficiente durante il giorno.
Insomma, devo GESTIRE.
O forse no? O forse in questa gestione così accurata, precisa (ossessiva direi) mi sto perdendo qualcosa?
Anzi, diciamo che io lo so che quando vivo così mi perdo qualcosa.
E’ quell’aspetto di totale mistero che caratterizza quei visini che mi trovo a un millimetro dalle mie occhiaie la mattina, quando vorrei rimanere a letto e godermi il piumone, quel grande punto di domanda sul loro futuro, su quello che diventeranno, sui passi che sapranno fare, sui rischi che riusciranno a correre. E’ solo questa reale coscienza del loro essere mistero che non toglie la gestione ma la trasforma in godimento del tempo passato insieme, dei giochi condivisi delle sfide della crescita (loro e mia).
“Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perchè egli sta ancora marciando con il coraggio e le decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli di tutto cuore: Buon viaggio!”