Questo post è la trascrizione di una newsletter inviata agli iscritti a marzo di quest’anno
La cosa che mi fa sempre un po’ impressione ogni volta che raggiungo un traguardo è che non c’è mai una sosta vera e propria perché ad ogni nuovo “ce l’ho fatta!” ci sono nuove newsletter da preparare, post del blog da scrivere, rilanci da fare… insomma è un continuo e in mezzo a tutte queste cose mi rendo conto che ci vuole moltissima convinzione nel non chiederci di essere impeccabili e iper presenti.
C’è una cosa che però ho capito (credo dipenda molto dai mesi di riposo forzato che ho affrontato quando aspettavo Olivia) ed è che io e il multitasking non siamo fatti l’uno per l’altra. Che poi io non so neanche se quello che pretendiamo da noi sia vero multitasking o sia semplicemente un salto continuo da una cosa ad un’altra, sta di fatto che no, ho deciso che per quanto se ne parli come un’abilità, io non la desidero per me, anzi, è proprio il contrario: desidero imparare a fare una cosa per volta, desidero eliminare le distrazioni o l’abitudine a fare una cosa mentre ne sto facendo un’altra.
L’illusione del multitasking
Avete in mente quando siamo in cucina e guardiamo il cellulare mentre mescoliamo la pasta? oppure quando nostro figlio ci sta parlando e noi continui a battere i tasti sul computer ripetendogli “sì sì”? o quando guidiamo e intanto facciamo le IGstories? O ancora quando stiamo lavorando e abbiamo aperte sul Pc 7/8 finestre e mentre si carica il nostro sito diamo un’occhiata alla mail? Ecco, sono cose che ho sempre fatto (a parte quella delle IG stories mentre guido perché ritengo sia estremamente pericoloso) con la netta convinzione che così avrei ottimizzato il tempo, avrei spuntato la mia to do list con grande soddisfazione, avrei finito prima, per poi fare cosa? riempire di nuovo il tempo di “cose da fare” perché io lo spazio per lo stare, per la noia non l’ho mai concepito.
Lo spazio per la noia
Me ne sono accorta qualche giorno fa quando è spuntato il primo sole e i bambini hanno chiesto a gran voce di andare in cortile, il mio pensiero è stato “che palle, mi annoio a morte in cortile”, ma poi mi sono anche detta che i bambini e quel sentimento bistrattato, la noia, si sarebbero meritati dello spazio. Così sono scesa in cortile e indovinate un po’? Mi sono annoiata a morte (pensavate vi dicessi che mi sono divertita vero? no, il mio temperamento fa proprio fatica con la staticità e il “divertimento bambino”). Quando però sono tornata di sopra ho spento il PC perché ormai era l’ora delle docce e mi sono accorta che in realtà per quella giornata effettivamente avevo fatto tutto quello che dovevo fare; forse quello spazio di noia ne aveva semplicemente delineato i tempi.
E quindi ecco, mi sto chiedendo di lasciare spazio alla noia e soprattutto mi sto educando a fare una cosa per volta perché ogni pezzetto di realtà si merita che io ci sia al 100%, si merita di essere guardato e vissuto tutto intero.
Mi auguro e vi auguro di vivere così il tempo che da qui in poi ci verrà regalato.
p.s.Ho scritto questo post in 20 minuti.. qualche tempo fa ci avrei impiegato l’intera mattina, mentre facevo acrobazie tra un’attività e un’altra, tra una finestra del browser e una risposta su Instagram… insomma “Chiamatemi Monotasking” (dovrei farmi una maglietta!)