Quando doveva nascere Olli avevo visto online un aspiratore nasale elettrico e avevo pensato “wow, questo fa il lavoro lui senza tirare con la bocca” – perché per chi non lo sapesse, il naso ai neonati si pulisce trasformandosi in aspirapolveri umane – poi mi ero anche detta “Rita, dai non fare la snob” e avevo preso la versione manuale della stessa marca. Così quando Nosiboo mi ha contattata per una collaborazione che aveva come oggetto il fatidico aspiratore elettrico, ci ho pensato su un attimo, ma mi sono ripetuta che no, per noi non era necessario perché quello manuale della stessa marca faceva egregiamente il suo lavoro (e infatti è tra i regali per la nascita che faccio più di frequente XD). Se mi conoscete un po’ poi sapete anche che non mi piace utilizzare i miei canali, soprattutto Instagram per qualcosa che non sia strettamente legato al mio lavoro o al mio stile di vita che punta alla semplificazione, quindi avevo rifiutato la proposta.
Poi è capitata una cosa.
Le nostre idee e le vite degli altri
D., un nostro caro amico ha la Trisomia 18. La maggior parte delle persone quando sente Trisomia pensa subito alla Sindrome di Down, ma la Trisomia 18 è molto diversa, fatta di millemila complicazioni, anche se a me ne rimane sempre impressa solo una: è incompatibile con la vita. Il 90% dei bambini con Trisomia 18 non supera il primo anno di vita.
D. invece, di anni ne ha 7 ed è l’amico migliore che si possa avere: lui non passa il tempo a dirti come si fa a vivere, lui semplicemente, tenacemente vive, costantemente in relazione con Chi l’ha voluto qui e quindi totalmente abbandonato e disponibile verso chi si prende cura di lui.
Un giorno, uno di quelli bellissimi in cui la merenda a casa di D. si trasforma sempre in un aperitivo e poi in una cena, stavamo parlando con Chiara (la mamma di D. e mia cara amica di cui vi ho già raccontato) delle più classiche faccende di bambini e mi stava raccontando dei ricambi dell’aspiratore nasale di D. e di quanti ne siano necessari dal momento che lui deve pulire il naso numerose volte al giorno per evitare infezioni varie.
La superficialità e la gratitudine
E così, di schianto ho pensato a me, alla superficialità con cui penso al lavare il naso a Olli, un paio di volte al giorno quando mi ricordo e con malavoglia considerando che è una delle cose più rognose che si possano fare ad un bambino sano.
E così ho dovuto ripensare profondamente al senso della parola superfluo e alla semplificazione, perché quello che per me era superfluo per D. poteva essere utilissimo, semplificando a lui e ai suoi cari quel momento che fa ripetutamente e necessariamente parte della loro quotidianità.
Così ho ricontattato Nosiboo e da qualche tempo a questa parte l’aspiratore è a casa di D., lui sì che ne aveva bisogno (come anche Chiara e Marco che così evitano giramenti di testa e le spese per i tappini di ricambio).
D. forse un po’ mi detesta perché io sono quella dell’aggeggio che pulisce il naso, ma gli volevo dire grazie perché senza di lui io mi sarei eretta a “esperta di semplificazione” guardando la mia parziale e spensierata realtà.
Ve l’ho detto: D. senza dire nulla insegna più di qualsiasi manuale di “vita vera” e io desidero imparare ad avere sempre più consapevolezza che la mia misura non è mai quella giusta, soprattutto quando si tratta delle vite degli altri.