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Il “troppo” è relativo

Autore: Rita Bellati - Data: Maggio 21, 2019

Quando ho scritto il post in cui raccontavo di come avevo utilizzato la newsletter durante il mio periodo di pausa da Social avevo concluso lasciando in sospeso una domanda:

quanto tempo passiamo su Instagram Stories guardando i fatti degli altri senza scegliere davvero, ma solo lasciandoci trasportare dal flusso?

Ecco, oggi approfondisco quella domanda.

Il valore di 5 minuti

Come raccontavo in quel post, per 10 giorni ho mandato ogni giorno una Newsletter con un video in cui condividevo spunti, difficoltà e idee sul lavoro che stavo facendo per mio marito. I video duravano in media 5 minuti (l’ultimo di sintesi 8 minuti).

Una delle persone che leggeva la mia newsletter mi ha scritto che avevo esagerato, un video al giorno era troppo, che stavo chiedevo troppo tempo. Ci ho pensato su e mentre decidevo cosa fare ho capito la vera differenza tra quello che stavo facendo io e quello che invece fa un qualsiasi Social Network (che ha sottolineato di nuovo in me il desiderio di usare il mio tempo “creativo” in modo diverso): mandando una mail ti chiedo permesso di entrare, devi decidere se aprirla quella mail oppure no, se passare con me 5 minuti oppure no, se continuare a ricevere le mie notizie oppure no; con le Stories (o i Social Network) molto spesso non è così, con le Stories ti entro dentro casa senza che tu te ne accorga, mi impossesso del tuo tempo (e spesso del tuo umore) senza che tu ne abbia la minima percezione. Ci hai mai fatto caso?

Con questo non dico che sia sbagliato a priori guardare o usare le Stories, ma se solo avessimo la stessa consapevolezza di questa invasione, del tempo che ci prendono, spesso chiuderemmo la porta senza problemi, esattamente come alcuni hanno fatto – giustamente – con la mia newsletter.

Il tempo vivo e il tempo morto

Da qualche tempo ho messo su Instagram la possibilità di ricevere una notifica dopo aver passato 1 ora (complessiva) di utilizzo. Si tratta di una semplice notifica, il programma non si chiude automaticamente, sei tu che devi decidere se fregartene e andare avanti oppure dire “ok, per oggi basta”. Da quando l’ho messa mi sono resa conto che passare 1 ora su Instagram è facilissimo, ci si mette davvero niente basta entrare e uscire ogni tanto, lasciare qualche commento, navigare tra i profili, rispondere ai direct e in un attimo l’ora se n’è andata. Davanti a questa evidenza mi sono detta “chissà se guardassi/facessi anche le Stories quanto tempo passerebbe senza rendermene conto!”.

Quello che è cambiato da quando ho impostato la notifica però, non è semplicemente il tempo passato su Instagram (e poi online perché ho deciso di monitorare tutto il mio tempo speso sul cellulare attraverso un app), ma la possibilità di scegliere: la decisione di ignorare la notifica oppure tenerne conto chiede che io decida il valore di quel tempo, che io scelga come è utile spenderlo.

Non escludo a priori che il tempo su Instagram sia inutile (altrimenti chiuderei il profilo), ma ho deciso di scegliere sempre più consapevolmente un tempo vivo, in cui ogni secondo conta, ha valore, mi aiuta a crescere invece che un tempo morto, quello passato per inerzia, lasciando che le cose accadano, che mi capitino sotto gli occhi, che si prendano spazio, umore e pensieri.

Scegliere un tempo vivo è diventata la mia lotta quotidiana. Una bellissima lotta perché mi sta rendendo davvero ricca.

p.s. questa differenza tra “tempo vivo e tempo morto” non è una mia invenzione (è di Robert Greene e l’ho scoperta leggendo Ryan Holiday), ed è una delle moltissime scoperte fatte in questi ultimi mesi in cui, scegliendo un tempo vivo, sto finalmente trovando il tempo per leggere molto.

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Categoria: Armonia vita-lavoro, Gestione del Tempo, Instagram & Co.

Un mese fa ero qui (e nella foto 2). Potrei riempi Un mese fa ero qui (e nella foto 2). Potrei riempire il post di foto del mio incontro con Tenerife (non basterebbero), ma se c'è una cosa che ho verificato andando là è che il presente ha già dentro tutto quello che conta. E il mio presente, oggi, è quello che c'è in tutte le altre foto:
- I bambini in DaD (3-4-5) che non sarebbe una cosa così complicata se non ci fosse anche la piccola a casa che preclude qualunque tentativo di lavoro concentrato (6).
- l'ora d'aria tra i campi ( 7 - cara grazia) 
- la sorpresa che nonostante questo periodo assurdo c'è una nuova edizione di un manuale a cui tengo tantissimo, ora più che mai perché insegna a costruire la propria presenza online facendo a meno dei Social Network, perlomeno come punto di partenza per poi prendere decisioni personali (Alveare, nella foto 8. vi lascio il link nelle Stories. Special thanks to @ilghirigorobottega e @serena_mancini)
- il tutto condito da sentimenti alterni e momenti di sosta nostalgica (come Olli nella 9) mentre fotografo rigraziando di quello che ho la fortuna di guardare in questo obiettivo
- e poi c'è un'altra cosa che non si vede: la recente scoperta che senza Instagram faccio pochissime foto, il che non è per forza un male, ma mi dice che sono più abituata a fare foto per condividere più che per ricordare (e questo apre a molte altre domande).
Tenerife è stupenda, abbiamo litigato i primi giorni, poi siamo diventate care amiche, quelle che sanno che si rivedranni con gioia tra qualche mese. Ma questa parte ve la racconto nella newsletter, solo per chi vuole ovviamente (al link nel profilo trovate una paginetta con tutti gli altri link che vi servono)

LE ULTIME COSE CHE HO SCRITTO

  • Puoi dire di te qualcosa di nuovo di te
  • Fare marketing senza Social Media
  • Instagram secondo Rita Bellati (nuova stagione)
  • Instagram: nelle puntate precedenti
  • Da te non me l’aspettavo

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