Qualche giorno fa sono andata a far giocare i bambini con alcune amiche – una di quelle cose che prima erano scontate e ora sembrano straordinarie. La partenza che si avvicina crea inevitabilmente un po’ di curiosità nelle persone che mi sono vicine e dentro al dialogo, molto spesso nascono domande che si susseguono una dopo l’altra come a cercare di costruire il puzzle di un cambiamento che sta per avvenire e che genera un insolito fascino.
Una di loro mi diceva che proprio non capiva perché volessimo partire: “io mi aspetto che uno voglia cambiare vita se quella che ha non gli piace”, diceva, e io, che da qualche tempo ho capito che non è possibile “spiegare” i desideri ho provato a farle un esempio dicendole che il mio desiderio di partire è uguale ad un qualunque altro desiderio, non nasce dal disprezzo per quello che ho, ma da un punto del cuore che nel mio caso ricerca l’avventura, ma che in qualcun altro si muove verso altre direzioni (es. una famiglia con dei figli che ne desidera un altro oppure una persona con un buon lavoro che desidera cambiarlo)
Mentre discutevamo di queste cose, delle mie preoccupazioni riguardo ai bambini, ai soldi, all’incertezza l’altra amica mi ha detto “mi raccomando Rita, scrivici quando sei là, raccontaci di questa avventura, di come la stai affrontando, non farlo solo su Instagram, scrivi anche a noi!”. Immediatamente le ho detto “guarda che io ormai su Instagram pubblico solo una volta al mese..” le stavo anche dicendo che tutte queste cose le racconto in newsletter, ma poi mi sono fermata e mi è venuta in mente una delle domande che mi fanno spessissimo le mie clienti in consulenza.
È possibile fare Marketing solo con blog e newsletter?
Alla domanda “È possibile fare Marketing solo con blog e newsletter?” io di solito rispondo sì, ma mentre lo dico so perfettamente che posso dirlo avendo percorso un altro tipo di strada, (sono partita da Facebook, sono passata ad Instagram e ora uso praticamente solo la newsletter) e so anche che in qualche modo gli iscritti alla newsletter devi recuperarli da qualche parte.
Nel dialogo con quelle due amiche ho realizzato una cosa che da qualche tempo intuivo ma che non avevo mai visto con quella chiarezza: quando iniziamo qualcosa di profondamente nostro che ha bisogno di interlocutori per essere diffuso, amplificato, conosciuto, raccontato, preferiamo cercare un pubblico tra gli estranei, sui social network, ignorando completamente l’intorno di conoscenze che abbiamo a disposizione da una vita.
Scrivo Brezza di Tenerife da febbraio, dentro ci sono tutte le mie riflessioni su questo tempo eppure non ho mai minimamente pensato di fare leggere quelle mail ai miei amici o conoscenti.
Questo tipo di resistenza credo che sia causata da due tipi di valutazioni inconsce, la prima è l’eccessiva vulnerabilità che richiede far vedere che stiamo investendo tempo in una parte di noi che magari non abbiamo mai avuto il coraggio di mostrare, la seconda è l’illusione che sia più facile trovare persone interessate a quello che facciamo tra gli sconosciuti.
In parte è vero perché molte delle persone che ci conoscono si sono fatte un’immagine di noi che difficilmente permette una visione nuova, ma forse chissà, tra di loro c’è qualcuno che segretamente aspetta che qualcun altro gli dica “hei sai che ho deciso di prendere sul serio questo desiderio? magari ti interessa”. Mal che vada tutto rimane come prima (tranne te).
Troppo semplicistico? Forse sì, ma a me le cose semplici piacciono molto.

Con questo post chiudo il calendario editoriale di questa prima parte dell’anno e mi metto in pausa perché tra poco più di un mese saremo a Tenerife e mi aspettano giorni di scatoloni e valige. Rinizierò a scrivere da là a settembre. Nel frattempo però Brezza di Tenerife continuerà ad arrivare quindi se vuoi sapere di me:
Sarò felicissima di raccontarti come procede questa avventura!

Hai domande o commenti su quello che hai appena letto?
Scrivimele qui così posso approfondire il post e condividerle (in forma anonima) con i lettori del blog.