Leti, la mia prima figlia, ha iniziato a scrivere a penna; la sua maestra ha detto che hanno fatto grandi progressi con la scrittura e quindi è tempo di cambiare strumento, di usarne uno più deciso, più “da grandi”. Ma non solo, da qualche settimana Leti ha cambiato scrittura, scrive stringendo un po’ gli spazi e quando scrive sul diario segreto fa alcuni decori alle lettere.
Credo stia copiando qualche sua compagna e, da madre rompipalle quale sono, sono stata tentata di dirle “Leti, scrivi come devi scrivere, non copiare gli altri!“, ma miracolosamente mi sono trattenuta perché è prevalsa la tenerezza.
Mi sono trattenuta perché in un barlume di saggezza ho pensato “ma come fa a scoprire chi è, cosa le piace e come esprimersi nella scrittura se prima non parte da quello che la affascina e la conquista degli altri?“.
Se penso a me (detta con tutta la sincerità del mondo) io ho copiato, o meglio, ho provato a imitare e sfido chiunque di noi a dire che nella nostra vita creativa non siamo partite proprio da lì, dal copiare quel progetto, quella tecnica, quella disposizione degli oggetti, magari anche quell’idea.
Sento spessissimo parlare dell copie, dei plagi, del “mi ha rubato l’idea”, ho assistito anche a vari sfoghi a riguardo in diversi gruppi Facebook di cui faccio parte, ne ho parlato anch’io qui sul blog e non ho assolutamente cambiato idea su quello che ho scritto.
Quello che noto in me però come cambiamento è che prima di giudicare, di condannare, ora cerco di capire a che punto del suo cammino è la persona che si sta macchiando di questa “colpa”. Se mi rendo conto che si tratta di una persona che sta iniziando la sua strada, che sta provando a scoprirsi, allora mi viene da guardarla con una buona dose di tenerezza, come con mia figlia. Non superiorità, ma tenerezza, quella tenerezza di chi sa di esserci passato e sa anche che è una strada difficile, che forse non è per tutti – perché copiare è più facile -, ma che non c’è paragone nel avere finalmente dimestichezza con la penna e scrivere con la propria scrittura.
Non sto legittimando chi copia, sto semplicemente dicendo che, come per i figli, quello che io desidero fare con il mio lavoro, più che istituire tribunali del plagio, è essere talmente impegnata e appassionata alla scoperta di me, del mio talento, delle mie capacità, da far venire voglia agli altri di diventare sempre più se stessi.