What got you here won’t get you there - Capitolo 1
Instagram fa parte di quei “what got you here” di cui parlavo nel post della scorsa settimana. E’ stato uno degli strumenti più importanti del mio percorso professionale, ma ho la sensazione che no, non sarà ciò che mi porterà dove voglio, o perlomeno non nella forma in cui l’ho usato finora.
E così, prima di dire cosa ne sarà di lui, mi fermo a fissare i punti di quello che è stato per me fino a questo momento, per dare una degna chiusura al modo in cui è stato mio alleato nel lavoro.
Come ho iniziato (sembra la dichiarazione di un tossico)
Ho iniziato a guardare Instagram come “canale del mio lavoro” a marzo del 2015, dopo aver frequentato il corso da Social Media Manager e dopo aver visto in quei quadratini una possibilità affascinante.
Il 2015 è stato l’anno in cui ho preso in mano con consapevolezza la mia attività decidendo di appoggiarla quasi interamente sulle Myselfie. A quei tempi ero già online, avevo anche una newsletter (che avevo modificato già una marea di volte) e il blog era stato il mio primo luogo di comunicazione, prima ancora della pagina Facebook (che a quei tempi era il Social che andava per la maggiore); quello che con il corso e l’osservazione degli altri avevo capito era che i miei prodotti potevano raccontare un’atmosfera, delle suggestioni in modo tale da comprendere a fondo il messaggio e così dopo un’estate di rebranding deciso e accurato avevo pronta la mia strategia di comunicazione in cui Instagram sarebbe diventato un all’alleato insostituibile.
Nel 2015 l’algoritmo era quello cronologico e premiava moltissimo la presenza. Io pubblicavo due volte al giorno, tutti i gironi weekend esclusi (ho sempre avuto il ”vizio” di tenermi degli spazi per me), mi piaceva moltissimo quello che riuscivo a fare lì sopra e più i esercitavo più diventavo brava, non brava in assoluto, ma brava nel comprendere cosa “funzionava”. A quei tempi le persone avevano il tempo e la voglia di leggere e, in tutta sincerità, io ho “costruito” molto della mia professionalità proprio lì, in quello che oggi è la fiera delle vanità e che un tempo era uno dei primi spazi in cui ad essere “istantanea” non era tanto il fatto raccontato, quanto la possibilità di dialogo.
“Instagram mentor”
Ho approfondito e mi sono appassionata così tanto ad Instagram da preferirlo alla creazione delle Myselfie, sì perché mi stavo rendendo conto che era possibile celebrare l’unicità delle persone – come facevo con le Myselfie – anche attraverso quello strumento, in fondo potevo fare la stessa cosa: attraverso i post su Instagram ciascuno poteva davvero raccontare di sé, mostrarsi senza vergogna esattamente come quando le mie clienti indossavano le mie collane.
Così nel 2017 ho lasciato andare le Myselfie – custodendone il messaggio – per dedicarmi alla formazione su Instagram, per insegnare alle persone a raccontarsi utilizzando immagini e testi.
Amavo moltissimo la sorpresa di chi, facendo formazione con me (prima live e poi online) scopriva dei pezzettini di sé che non aveva mai guardato, mi appassionava offrire la possibilità di guardarsi bene, fino in fondo per restituire agli altri un racconto di sé davvero autentico.
Quello che non sapevo era che mentre io portavo tutta l’attenzione su questa parte fondamentale di qualunque forma di comunicazione, lo strumento stava cambiando e stava modellando una società che diceva di “amare l’autenticità”, ma in realtà puntava tutto lo sguardo sulla performance, sui numeri, sui risultati.
Così io che avevo scelto “Instagram mentor” come definizione del mio lavoro mi ritrovavo a rispondere in direct a persone frustrate perché i followers non crescevano, ad altre che mi scrivevano indignate perché non le seguivo e ad altre ancora che mi chiedevano di risolvere problemi tecnici di funzionamento senza pensare che io ero un utente esattamente come loro.
Il mio desiderio di essere guida veniva costantemente confuso con un altro ruolo, quello di “problem solver” (ma molto più spesso “guru” che è un termine che non amo per niente) che però nel tempo stava diventando davvero quello che le persone si aspettavano da chi faceva formazione su Instagram.
Fine della prima stagione
E a quel punto io mi sono fermata, ho capito che dovevo virare con decisione in un’altra direzione, dovevo andare a recuperare in acqua un sacco di pezzetti persi come se la nave su cui ero si fosse imbattuta in una tempesta di quelle che buttano tutto all’aria, soprattutto la mappa e la bussola.
Non è stata facile quest’ultima parte, non è stato facile tirarsi fuori dalle aspettative degli altri e credo che sia stata necessaria una figlia e con lei il desiderio di aiutare le persone a non guardare il risultato ma il processo, a far capire che il vero nemico dei nostri giorni non sono i Social Network, ma la performance celebrata e sbattuta in faccia in questi “luoghi”, una performance che non importa se è vera o no, non importa a che prezzo e a costo di quante vite personali, quello che importa è “essere di ispirazione”.
La virata è avvenuta e il mio lavoro assomiglia sempre di più a quell’operazione di recupero di quello che è andato perso e di questo sono felice perché per quanto mi riguarda la domanda è sempre la stessa: al netto dei Social Network, tu chi sei?
Io al momento ho deciso di lavorare a quel netto e con quel netto, perché è quello che mi rimane tra le mani a fine giornata e soprattutto quando non c’è campo e tu ti guardi intorno spaesato.

Da consumarsi preferibilmente entro...
Qui di seguito ci sono tutti post che ho scritto su Instagram… è un sacco di roba inclusi un ebook e un manuale di cui vado ancora molto fiera.
Rileggendo quei post mi sono resa conto che alcuni di loro non sono più validi, sono scaduti, hanno perso di senso e di utilità.
Fortunatamente Cindy aveva già la stoffa di una che è “per sempre” nella sua proposta di metodo. Ma questa è un’altra ragione per cui la promessa che mi sono fatta è di scrivere cose che possano essere vere il più a lungo possibile.

Hai domande o commenti su quello che hai appena letto?
Scrivimele qui così posso approfondire il post e condividerle (in forma anonima) con i lettori del blog.