Sto scrivendo questo post prima di sapere l’esito della novità che ho preparato per questa stagione e la ragione è molto semplice: voglio fermarmi e guardare il mio lavoro prima di lasciarmi condizionare dal risultato.
A cosa serve il risultato
I risultati sono importanti, sono una parte importantissima delle scelte di un’attività perché determinano le scelte successive. Sono partita con un chiaro obiettivo di vendita per questo progetto che mi ha richiesto mesi di lavoro e misurerò i risultati di conseguenza, ma ultimamente mi sono finalmente accorta che c’è qualcosa nel mio lavoro che è sempre un guadagno e che prescinde sempre dal risultato: il processo e quello che succede mentre sto creando una cosa.
La soddisfazione volatile
In questa era di Social Network e connessione ovunque siamo costantemente bombardati da segnali che ci avvisano che c’è qualcosa per noi: una nuova mail, un nuovo commento, un nuovo like, un nuovo follower e quello che questi segnali generano in noi è senza dubbio una soddisfazione. Io però mi sono accorta che quella soddisfazione dopo un po’ svanisce e così pubblico un’altra foto, aspetto un’altra mail per sperimentare di nuovo quella soddisfazione. Il problema è che quando quella risposta è al di sotto delle mie aspettative o addirittura non c’è, la frustrazione inizia a farsi spazio e piano piano inizio a mettere in dubbio il valore del mio fare.
La differenza tra dopamina e soddisfazione
Sto studiando silenziosamente in questo periodo, approfondendo alcuni aspetti che riguardano il pensiero e i processi del cervello e lo sto facendo per la prima volta senza avere la pretesa che questo studio diventi qualcosa che io poi possa mettere in vendita. Lo sto facendo per me, per il gusto che mi da imparare e conoscere cose nuove. E proprio grazie a questo nuovo approccio che ho scoperto che c’è una soddisfazione più profonda e duratura nello scoprire senza la necessità di condividere, nel lavorare in modo approfondito su una cosa senza doverlo dichiarare a qualcuno. E nei miei approfondimenti ho scoperto appunto che quella soddisfazione da Social è semplicemente dopamina che inevitabilmente esaurisce e che alla lunga crea dipendenza.
La sfida del tempo libero
La scorsa settimana oltre 700 persone si sono iscritte ad una sfida che ho lanciato e che aveva come obiettivo quello di tracciare il proprio tempo per scoprire dove lo disperdiamo. Il senso di questa sfida non era renderci più produttivi o demonizzare l’ozio, tutt’altro era proprio quello di diventare capaci di volta in volta di scegliere quello che davvero desideriamo fare. Quello di cui non mi ero resa conto era che mentre aiutavo le persone ad essere più consapevoli del loro tempo le stavo anche aiutando a capire quanto impegno mettono in quello che fanno e più di una mi ha scritto “ho sempre la sensazione di non fare mai abbastanza e invece mi sono accorta che mi sbagliavo e sono felice”. Eccola la soddisfazione! Quella vera, quella che dura, quella che arriva dal lavoro sodo e dal nostro desiderio di essere sempre di più noi stessi, quella che non arriva da un consenso esterno ma da un intenso e profondo lavoro personale.
La creatività ha bisogno di tempo
In questa prima parte del’anno (e credo proprio grazie alla B-School della Forleo) ho scoperto finalmente le caratteristiche del mio fare e la direzione che voglio prendere. Forse lo dico ogni anno, ma questa volta l’orizzonte è grande e questo mi da respiro e mi rende ancora più serena nel non limitare i sentieri che desidero prendere. Sto andando lenta nella creazione delle offerte all’interno del Cottage perché mi sto gustando il processo e sto lasciando tutto il tempo alla mia creatività di dare i suoi frutti.
All’inizio di quest’anno, quando ho iniziato a lavorare alla gestione del tempo, sapevo che desideravo occuparmi del nostro rapporto con i dispositivi e con le connessioni online, ma per la prima volta non ho avuto fretta di trovare una forma, mi sono prima focalizzata sul perché desideravo farlo, sul senso di questa cosa all’interno del mio lavoro ed è stato proprio questo tempo di decantazione che mi ha portata a trovare una forma diversa da come l’avevo immaginata in origine. Per due mesi ho lavorato silenziosamente, senza fretta e in costante relazione con chi mi ha aiutato a dare forma a questo nuovo tassello del mio percorso (grazie Sabrina Burabacio!) e davvero, al di là di come andrà questo progetto, sento che ne valeva la pena, che avevo bisogno di aggiungere un mattoncino alla consapevolezza di me e a quello che desidero fare in questa vita.
la soddisfazione nel lavoro è molto più grande di un risultato.
AGGIORNAMENTO: Per dovere di cronaca dopo il primo giorno di esistenza, Ri-Belle ha superato i 50 ordini (che significa quasi 100 quaderni in viaggio!). I risultati contano, eccome, ma sono solo la ciliegina sulla torta.