“Valentina guardava la piazzetta della chiesa, con quello sguardo attento che solo chi ama la vita riesce ad avere. Come tutte le mattine lo aspettava seduta sulla panchina, con la tazza di Starbucks fumante tra le mani e gli occhi protetti dalla sua frangetta nera. Faceva questa cosa ormai da un anno, dopo averlo incrociato “casualmente” la mattina del suo compleanno.
Quella volta aveva deciso di alzarsi prima del solito e fare un giro per la città per ringraziare della sua esistenza e per godersi i particolari che spesso le sfuggivano a causa della frenesia di tutti i giorni. Il freddo pungente non l’aveva mai fermata, anzi, quasi le era amico perché le permetteva di godersi quei momenti intensi di solitudine che tanto amava. Come tutte le mattine aveva deciso di fare il solito percorso per ascoltare il suono intermittente di stoviglie, tazzine e saracinesche che si alzano; arrivata alla “sua” panchina, quella in ferro battuto di fronte al suo negozio di caramelle, si sedette per osservare con tenerezza gli anziani che entravano in chiesa per la messa del mattino. In mezzo a quel lento via-vai di collant color carne e pantaloni con la piega, Valentina si accorse di un passo svelto ma delicato che zigzagava tra i vecchi cappotti. Era lui, aveva appena salutato il giornalaio con una voce gentile e calda e si era diretto verso la stazione. Sul momento l’unica cosa che pensò era che c’era ancora qualcuno che amava il suono della carta, poi si accorse anche che quel qualcuno l’aveva vista e le aveva fatto un cenno di saluto.
Da quel giorno le circostanze solite assunsero un sapore nuovo, niente era cambiato eppure tutto era nuovo. Da quel giorno il risveglio anticipato, la panchina, il giornalaio, il saluto erano diventati parte di lei perché da quel momento era come se tutto avesse senso, ogni cosa le sembrava per lei, anche le manate dei bambini sui vetri e gli scontrini buttati a terra, perfino la signora insopportabile che le faceva sempre rifare il sacchetto di caramelle perché “ho cambiato idea”. Ciò che era bello le sembrava più bello e ciò che era brutto non cambiava volto, ma cambiava messaggio: ogni cosa diventava occasione per conoscersi di più e la sua innata gentilezza si trasformava in amorevole cura per le grandi e le piccole cose, per le relazioni, le situazioni, le fatiche, i giorni tristi e quelli felici. Niente veniva cancellato, tutto era semplicemente pieno di senso.
Ormai di lui conosceva il nome, i dettagli del suo aspetto, la voce, i vestiti, i gusti, gli orari, cosa leggeva e chi erano i suoi amici (con cui si fermava al bar il venerdì sera). Non si aspettava nulla di più di quel saluto che ormai si era trasformato in sorriso. Oggi come allora dopo averlo visto dirigersi alla stazione era entrata in negozio, si era sistemata lo chignon, aveva indossato la sua maglia a righe e la gonna di tulle rossa; oggi come allora sistemava i sacchetti trasparenti sulle mensole di legno scuro e puliva la vecchia bilancia. Oggi come allora era il 14 febbraio, il suo compleanno. Oggi come allora accolse il suo primo cliente con quel buongiorno pieno di amorevole cura. Ma, diversamente da allora, oggi quel cliente aveva la faccia che per un anno aveva osservato da lontano. “Buongiorno Valentina!” disse il ragazzo con il giornale sotto il braccio e una tazza di Starbucks fumante tra le mani.”
La storia di Valentina è una storia d’amore, ma aspetta, non storcere il naso perché io sono come te, poco romantica, molto razionale e soprattutto molto pratica. Eppure Valentina mi ha aiutato a capire meglio l’amore e ad “usarlo” come metodo di lavoro.
Amare il proprio lavoro non significa circolare a tre metri da terra decantando quanto ci piace quello che facciamo, amare il proprio lavoro significa alzare tutti i santi giorni quella saracinesca, mettere in ordine il nostro spazio, pensare bene alle nostre offerte, avere cura dei clienti, il tutto però con un orizzonte più grande, quello di chi sa che non sta semplicemente vendendo caramelle, ma che in quel modo di fare c’è dentro la passione per la vita e la certezza di essere su questa terra per fare la differenza.
Il lavoro è una storia d’amore, richiede cura, fatica, costanza, strumenti utili ed efficaci e la pazienza del tempo perché “tra la partenza e il traguardo in mezzo c’è tutto il resto” (cit.)
Valentina qui nel Myselfie Cottage è la possibilità di lavorare con passione e cura, di avere strumenti validi a propria disposizione e contenuti di qualità per fare sempre nuovi passi di consapevolezza.
Se quello che cerchi è questa possibilità dedicarti al tuo lavoro con cura, tenacia e determinazione sei nel posto giusto.