L’anno scorso è stato un anno intenso, credo di avervelo già detto millemila volte, quello che non vi ho detto è che ho fatturato circa 25.000€. Lo reputo un traguardo importante dal momento che è stato il mio primo vero anno di attività dopo aver aperto il Myselfie Cottage e aver quindi strutturato la mia piccola impresa. Avevo un’obiettivo di 20.000 euro (più o meno il doppio dell’anno precedente) e aver superato l’obiettivo mi ha fatto capire che “si può fare”.
Ho finito l’anno contenta del risultato, ma c’era un non so che che non tornava, un retrogusto amaro che ho ricondotto a due ragioni principali:
- di quei 25.000 me ne sono rimasti poco più di 1/3, gli altri si sono volatilizzati in tasse e spese (prodotti, spedizioni, materiale, nuovo sito, corsi di formazione…).
- durante le vacanze di Natale mi sono scoperta addosso una stanchezza disarmante che mi ha fatto realizzare che ho letteralmente annullato tutto il mio tempo libero, lavorando una media di 10 ore al giorno (part time nel weekend) e occupando ogni buco disponibile con il lavoro o con lo studio, come se questo, il tempo libero, fosse un lusso che non posso permettermi, come se non facesse parte di quella cura che ha ho desiderato tutto l’anno scorso
Non mi lamento perché non è nel mio temperamento, perché questo lavoro di fatto me lo sto scegliendo io e anche perché finire in attivo il primo anno di attività non è una cosa da poco (dicono). Ho capito però che qualcosa doveva cambiare, era necessario capire cosa si poteva tenere e cosa invece doveva essere lasciato da parte, cosa mi convinceva e mi faceva felice e cosa invece non mi andava più bene o doveva assumere un altro posto.
All’inizio mi sono fissata sui particolari e mi sembrava che in fondo tutto fosse molto sensato, poi ho capito che dovevo partire da me, guardarmi all’opera, mettere a fuoco le mie giornate, i miei tempi, i miei spazi, le mie decisioni, i miei modi per capire effettivamente cosa c’era da cambiare.
Ho deciso di mettermi a fuoco accorciando la profondità di campo, facendomi domande in cui ho scoperto che quei particolari “funzionanti” dicevano qualcosa che non corrispondeva fino in fondo con l’intero, il mio intero, me stessa; ed ecco cosa ho scoperto:
NON SONO UN’ARTIGIANA
Se volete potete leggere il titolo cantandolo tipo Loredana Bertè, io ammetto di averlo fatto perché questa affermazione me la sento cantare dentro da tempo.
Non sono mai riuscita a definirmi artigiana, in fondo l’unica cosa fatta con le mie mani all’interno del Cottage sono le Myselfie . Lungi da me sminuire le ragazzine, sono e rimangono il centro della mia attività perché sono quelle attorno a cui è nato e ruota tutto il Cottage, ma dipingere le Myselfie non mi rende un’artigiana;
Attraverso le Myselfie celebro l’unicità delle persone, ma nel mio caso il prodotto è una parte dell’insieme, è quello che caratterizza il tutto, ma non è l’unico centro. Su questo sono assolutamente convinta e lo si capisce anche dal mio percorso visivo dove spesso i miei prodotti non compaiono affatto, dalla mia necessità di raccontarmi fotograficamente attraverso tutta una serie di altri contenuti, di sperimentare progetti e nuove strade, di lasciare spazio alle collaborazioni e di ascoltare il desiderio di insegnare agli altri quello che so e che so fare.
NON SONO UNA CARTOLAIA
Capita spesso che io riceva richieste da persone che, vedendo i miei prodotti di cartoleria, mi chiedano informazioni per progetti personalizzati. L’ultimo mi è arrivato a fine dicembre quando già stavo riflettendo sul mio “non essere”, ma mentre le altre volte ho sempre detto un gentile “non ho le competenze grafiche per fare quello che mi chiedi” questa volta mi si è accesa una lampadina che mi ha fatto capire che lì, nella mia cartoleria c’era qualcosa che non andava, che mi metteva a disagio. E quel qualcosa è molto semplice: io non sono una grafica e non sono un’illustratrice e non esserlo mi limita tantissimo, mi fa “viaggiare scomoda”.
Ho fatto quaderni utilizzando grafiche fatte per me o acquistate, ho selezionato oggetti di cartoleria assolutamente in linea con il mood del Cottage ma c’è un qualcosa di me che sento mancare nel risultato. Quindi non farò più prodotti di cartoleria? Sicuramente non come ho fatto fin’ora (quindi preparatevi per un super Fuori Tutto), ma in una forma un po’ insolita.
NON SONO UN’ERBORISTA
Ho venduto cuori alla lavanda e sacchetti profumati grazie all’incontro con Silvia Masca che rimane tutt’ora una presenza fondamentale per la mia vita e il mio lavoro, ma non sono un’erborista, non so nulla di erbe, mi appassionano tantissimo, ma forse io sono solo un mezzo perché queste meraviglie della natura trattate da mani esperte e amorevoli arrivino nelle vostre case grazie al mio racconto, al modo in cui le faccio entrare nel mio mondo. Per questo non faranno più parte delle offerte che troverete nello shop del Cottage, ma resteranno ad accompagnare il mio lavoro quotidiano, profumeranno le scatole che contengono i miei prodotti e le buste con cui li riceverete, caratterizzeranno le mie pause-tè e soprattutto profumeranno le mie giornate.
Ma allora Rita cosa sei? Quest’anno cosa fai? Ti prendi un anno sabbatico?
Tutt’altro! Quest’anno metterò a fuoco quello che c’è già e che ancora non è stato guardato fino in fondo perché era lì nel “panorama”: me stessa. Mi ascolterò per affrontare i “particolari” senza perdermi in ciascuno di essi, per guardarli, amarli, raccontarli come parte di un tutt’uno, perché come dice il buon vecchio Chesterton (migliore amico di sempre)
“Ogni particolare ci conduce a qualcosa, certo; ma quasi sempre ci conduce alla cosa sbagliata. I fatti ci conducono in tutte le direzioni, almeno a quanto mi sembra, come i rami di un albero. E’ solo la vita dell’albero che possiede un’unità e si innalza; è solo la linfa verde che zampilla, come una fontana verso le stelle”
(tratto da “Il club dei mestieri stravaganti”)
La mia amica Enrica Mannari direbbe che sono una progettista (direbbe anche che ho l’anima vecchia, XD), io non lo so ancora se esiste una parola per definire cosa sono, al momento sono una che “mette a fuoco vivendo”.
n.b. devo ringraziare anche Enrica che con il suo progetto #piccoligesti2017 e quel Cuore Sacro mi hanno costretto a non essere superficiale nel colorare, ma ad andare fino in fondo a quel verde che mi sembrava parlasse di me. Chesterton ha fatto il resto, as usual (ed è lì, al centro del mio cuore per ricordarmelo)