Credevo di aver detto un po’ tutto quello che penso sull’uso del tempo, ne ho scritto parecchio negli anni scorsi, soprattutto quando ho iniziato ad avere cura del mio tempo libero, ma in una delle ultime consulenze mi sono resa conto che forse una cosa non si è capita davvero sul serio.
Volere è potere (ma tu cosa vuoi?)
Io continuo ad essere convinta che se uno vuole il tempo lo trova, il punto è che molto spesso nel dirlo pensiamo semplicemente che “il tempo si trova” significhi fare dei piccoli aggiustamenti alla giornata del tipo anticipare la sveglia o sostituire al cazzeggio sui social un po’ di “tempo vivo”. Eppure nell’ultima consulenza che ho fatto mi sono accorta che in ballo non c’è solo una migliore programmazione, ma una vera e propria rivoluzione che ha a che fare con quel “volere” prima ancora che con il “potere”.
Quando un cliente mi dice “vorrei tantissimo dedicarmi ad un mio progetto, ma lavoro davanti al PC 14 ore al giorno, ho una famiglia, una casa da pagare e pochissimo aiuto” ho a disposizione due opzioni: dirgli che non è possibile, oppure dirgli che è possibile e per quanto mi riguarda entrambe le opzioni sono interessanti.
La prima opzione infatti non significa proporgli di rinunciare alla realizzazione di sé, ormai nel lavoro con i talenti mi sono resa conto che è possibile rinunciare ai propri progetti senza per questo rinunciare alla propria realizzazione, semplicemente la scelta è quella di mettersi in gioco al 100% provando ad utilizzare i propri talenti esattamente nello spazio di realtà che ci è dato. Questo molto spesso significa o recuperare la passione per il proprio lavoro oppure avere a disposizione una maggiore consapevolezza e forza di volontà per cambiare.
La seconda opzione non è più facile della prima ma è completamente diversa perché quello che chiede è di guardare la propria situazione e decidere di fare dei cambiamenti sostanziali perché quel tempo per lavorare ad un progetto personale esista. Se una persona passa 14 ore davanti al Pc, ha famiglia e mutuo è impensabile dargli come suggerimento “volere è potere” perché in realtà la sfida è molto di più di così, la sfida è guardare il proprio lavoro e dire “ a queste condizioni è possibile?” se la risposta è “no” allora è lì che arriva la vera domanda e cioè “quanto ti importa davvero?” perché se la risposta è “tanto” allora il cambiamento da operare non è solo una riprogrammazione della giornata, ma è necessario prendere una serie di decisioni perché quella riprogrammazione sia fattibile; significa guardare l’orario di lavoro e verificare se non sia possibile ridurlo, significa decidere se andare dal proprio capo e dirgli di cambiare mansioni, significa capire come regolare le invasioni del lavoro nella nostra vita ecc… sì sono tutte cose difficili eppure quando si dice “volere è potere” è esattamente questo di cui si parla. Significa prima di tutto sapere in cosa consiste il “volere”.
- "Fa' ciò che vuoi", questo vuol dire che posso fare tutto quello che mi pare, non credi? - No, vuol dire che devi fare quel che è la tua vera volontà. E nulla è più difficile. - La mia vera volontà? E che cosa sarebbe? - E' il tuo più profondo segreto, quello che tu non conosci. - E come posso arrivare a conoscerlo? - Camminando nella strada dei desideri, dall'uno all'altro, e fino all'ultimo. Di tutte le strade è la più pericolosa
Si parla di organizzazione del tempo, ma la questione è sempre un’altra ed è una domanda molto semplice: la vita che fai ti va bene? E se la risposta è no, c’è un’altra domanda da farsi: Tu che cosa desideri?
Di tutte le strade è la più pericolosa… ma credo sia la vera stoffa della vita.

Se stai già lavorando a quel tuo progetto sappi che c’è un manuale che aiuta a lavorare sulle abitudini, sui programmi e sugli strumenti perché quel progetto passi dall’essere una bella idea ad una realtà in cui scoprirsi.
Si chiama Adagio:
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