Instagram si sa, è fatto di trend e io non sono assolutamente critica al riguardo perché la presenza di tendenze è una caratteristica intrinseca a tutti i luoghi “di aggregazione”. E’ da qualche tempo che nella mia bolla di Instagram, quella che ha a che fare con la creatività, la creazione di contenuti e la promozione di piccole attività c’è una crescente tendenza hardcore, tra effetti speciali e rappresentazioni sceniche da lasciare senza fiato:

Nel flusso delle pubblicazioni non è sempre facile capire chi ha iniziato un certo trend, ma forse non è nemmeno molto importante se all’interno di quella tendenza si trovano delle differenze che hanno a che fare con l’identità di ciascuno.
La consapevolezza di quello che sono
Io lo so di non avere doti tecniche, non ho photoshop, edito le foto dal cellulare, utilizzo una macchina fotografica con un obiettivo che non è neanche suo, ma, nonostante ciò, non sono immune dall’essere condizionata dai trend della mia bolla. Quello che però ho capito sbattendoci costantemente la testa è che, come ho già scritto altre volte, non è detto che quello che ha senso per gli altri sia adatto a me. Nel mio Instagram ho fatto un sacco di tentativi, ho lavorato sui flatlay e fatto stilllife, ho usato le illustrazioni per spiegare aspetti tecnici di questo social, ho provato ad usare la bacheca di feltro per stimolare la mia creatività cercando di andare controcorrente, ho trasportato i miei pensieri fuori di me e ho comprato una lampada-luna perché avevo in mente alcune foto “magiche”. Ormai mi conoscete un po’ e se c’è una cosa che mi caratterizza è il realismo e l’autoanalisi. Davanti a tutti quei tentativi che mi hanno “esaltato” in un primo momento, ma che in parte si sono rivelati complicati, poco efficaci, rivedibili, forzati c’era solo una cosa da fare: tornare “a casa” con la ricchezza che ti danno i tentativi mal riusciti e con la rinnovata consapevolezza di quello che significa per me essere creativa.
La creatività quotidiana
Se c’è una cosa che mi sta insegnando la vita è che la creatività nel mio caso specifico non ha a che fare con la bacchetta magica e le rappresentazioni sceniche, con le illustrazioni o il cinemagraph, ma con il mio modo di affrontare la vita di tutti i giorni, con il lavoro ben organizzato e con la semplificazione delle giornate, con la riduzione delle priorità, il menù settimanale, le giornate con i bambini, le scelte che li riguardano e la collaborazione con mio marito. La mia creatività ha a che fare con il modo con cui guardo e riguardo quello che ho, con cui ne racconto i dettagli e ne mostro la bellezza.
“Tutta la differenza tra costruzione e creazione è esattamente questa: una cosa costruita si può amare solo dopo che è stata costruita, ma una cosa creata si ama prima di farla esistere” (Cit. Chesterton), è una delle frasi a me più care, ma l’ho capita fino in fondo da quando ho avuto Olli – la nostra ultima figlia – lei, amata prima che venisse al mondo (esattamente come gli altri ma nel suo caso con più consapevolezza) e, per questo , creazione in tutta la sua “banalità” di essere bambina.
Non devo forzarmi per essere creativa, non devo inventare cose nuove, nuovi scenari, basta guardare quello che mi arriva davanti agli occhi ogni giorno, scoprirne la bellezza e raccontare come tutto ciò contribuisce alla mia realizzazione.
Il mio talento non è come quello degli altri, è meno spettacolare, per niente magico e non è meglio o peggio, è semplicemente diverso, “usuale”, quotidiano.