What got you here won’t get you there
Questa frase che mi risuona in testa da quando l’ho sentita dire in un video – di cui condivido molto poco se non questa frase – ha segnato un punto a capo nelle mie decisioni in questo ultimo periodo.
Sì, perché da qualche tempo è come se quello che ho fatto fino ad ora non fosse più sufficiente, anzi, fosse profondamente insufficiente, non perché non sia di valore, ma perché è come se non esprimesse appieno il cambiamento che sto vivendo o se non fosse capace di contenerlo e comunicarlo.
Credo che tutto sia partito quando dopo un corso di autobiografia – un giorno prima del lockdown dello scorso anno – ho capito che non la stavo raccontando giusta, che mancava un pezzetto di Rita nel mio fare; un pezzo di Rita che però neanche io conoscevo e che in quella esperienza autobiografica si era mostrato per la prima volta chiedendomi potentemente che io lo guardassi. Rita non era solo Myselfie Cottage, Rita non era solo colori pastello e serenità, Rita era anche un bianco e nero fatto di silenzio, studio e riflessione.
Ho lasciato che quella Rita si muovesse libera senza giudizio per cercare di capire cosa avesse da dirmi e ho capito che quello che aveva da dirmi era che era tempo di fare un passo fuori dal Myselfie Cottage e iniziare a lavorare ad uno spazio che contenesse quella parte che non aspettavo, che non mi aspettavo.
Cambiare nome non è sufficiente
Da quando ho iniziato a lavorare al sito ritabellati.it (non c’è link perché il sito è in costruzione) ho iniziato a sentire stretti i confini degli strumenti che uso, uno in particolare:
Instagram.
Instagram è sempre stato il punto di partenza di qualunque mio passo esplicito, è stato il luogo dove sono cresciuta professionalmente e dove ho potuto recuperare il mio spazio di autorevolezza; è stato quello che mi ha fatto “arrivare qui”, ma che ho la sensazione che non mi porti “là” dove sto andando.
Ho cambiato il mio username per provare ad allargare quei confini, ma ho capito che per quanto fosse un passo necessario non fosse sufficiente, perché la fatica di quello strumento non è di forma, ma di sostanza, perché quando si prova a diventare un pochino più grandi (non di dimensione ma di consistenza) occorre prendere decisioni radicali.
Le decisioni e le insolite ribellioni
Tutte le volte che mi leggo sul polso “ri-bellarsi” sorrido, perché da me uno si aspetta tutto tranne che la ribellione. Sono una tipa così “quieta” e pacata, che è un miracolo se mi senti arrivare, figurati fare atti di ri-bellione.
Eppure tutto in me chiede di essere rimesso in discussione, chiede di essere disimparato, chiede di levarsi di dosso lo schema del “si fa così, funziona così”, non perché non sia corretto o vero, ma perché io sono certa che quello che mi ha portato qui, non mi porterà dove desidero.
E’ una ribellione che è solo all’inizio. Un inizio fatto di “da te non me l’aspettavo”, che a volte suonerà come un rimprovero o una delusione e altre volte come sorpresa, ma che è fatto di decisioni quotidiane necessarie senza esiti certi.
E’ una ribellione che per ora è stata nella mia testa, ma che è tempo che diventi “fatti”.
Oggi ho inizio a smettere di seguire tutti su Instagram per ripartire da zero.
O forse non riparto e rimango in attesa di quello che non mi aspettavo.
p.s. questo è il primo di una serie di post che dedicherò a questo “what got you here won’t get you there” in cui proverò a raccontare come sto riguardando ad uno ad uno i miei strumenti per decidere se è tempo di fare dei passi diversi rispetto a come li ho usati finora.
p.p.s. se sei tra le persone che seguivo su Instagram e da me “non te l’aspettavi” sappi che ho un file Excel in cui ho registrato tutti gli account (e anche questo fa parte del mio modo di affrontare questa ribellione)
p.p.p.s. la mia ribellione non deve essere la tua, come non lo sono i miei passi. Tu procedi lieta sulla tua strada, l’importante è che sia tua.

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Commenti al post:
Grazie Rita, quello che mi occorreva leggere. Da me nessuno si aspetta mai ribellione o ‘rumore’ ed è solo quando ho deciso di farmi sentire davvero che ho lasciato libere le mie ali ed iniziato a volare...
Cara Rita, è bello leggerti, capisco perfettamente la "tua ribellione" forse dietro alla mia incapacità di domare Instagram c'è anche la mia ribellione a determinati schemi, sto ancora studiando come la mia vera personalità possa uscire da un social, personalità gentile ed educata ma per questo quasi invisibile... Per cui io sto cercando la via per unire ribellione, educazione e necessità di esserci... Grazie, ancora una volta di disegnare un cammino e sapere che tu ci sia è meno impervio Con ribellione e tanta ammirazione.
Su tante cose da dire, ne scelgo tre. Grazie per aver condiviso alcune riflessioni che credo siano la punta dell'iceberg di un percorso molto più profondo. Grazie perché hai deciso di farlo qui (come spiegavi qualche tempo fa) e non su Instagram, dove qualcuno potrebbe mettere un 'like', cosa che detesto (oggi sono polemica!) come se il tuo percorso originale e personalissimo potesse essere oggetto di un 'mi piace'. E da ultimo son felice di non essere tra i tuoi following ma tra i tuoi follower, per lo sguardo diretto altrove (che razza di espressione! ma si capisce?) che posi su persone e cose, anche se potrebbe succedere che ricominci da capo anche con i tuoi follower...! Ciao!