Devo confessare che non ho letto il libro di Kleon, forse perché mi sono data dei limiti sull’acquisto dei libri, o forse perché, in fondo in fondo sono un po’ stronza e ho la tendenza a evitare quello che è inflazionato (anche se so di smenarci e il quaderno mi sta tentando parecchio).
In ogni caso mi viene sempre un po’ di tristezza quando vedo che, nonostante sia chiaro quello che Kleon intende con “Ruba come un artista” (e se ancora non lo fosse, Zelda lo spiega benissimo), tra noi crafter, handmaker creative & co l’abitudine a rubare (come un ladro) è ancora fortissima.
Qualche anno fa copiare era più facile, se eri brava a smanettare online bastava una ricerca approfondita su Google per trovare un prodotto o un tutorial sepolto chissà dove, rifarlo paro paro e spacciarlo come se fosse la nostra idea del secolo (credo di averlo fatto anch’io quando trattavo il web come una “comune”).
Ora la vita del Copycat è molto più dura: Pinterest ormai ci seppellirà, Instagram ci suggerisce nuovi profili in base ai nostri gusti e le conversazioni sui Social Network sono così facilitate che non è inusuale ricevere messaggi di questo tipo:
“Ciao sono *** una tua fan ti voglio solo segnalare questo, non c’è paragone con quello che fai tu ma mi è salito un sacco la rabbia nel vederlo….
Ha pubblicato queste foto nel gruppo *** e sinceramente mi sembra una copia tua perché solo tu fai le Myselfie con questo tipo di sagoma….sinceramente fossi in te non mi preoccuperei…però mi sembrava carino dirtelo.”
E’ vero, non c’è paragone – non lo dico per presunzione, ma la differenza è evidente da tutti i punti di vista – e poi “si sa, nessuno inventa niente” (la giustificazione preferita da chi copia), ma allora perché la faccenda del plagio, di getto, mi innervosisce così tanto?
Ci ho riflettuto a lungo e come sempre mi sono ritrovata a cercare una risposta guardando i miei figli: pur conoscendone tutti i difetti mi chiedo, ma io vorrei mai un figlio esattamente uguale a quello di un’altra? Forse non farei di tutto perché i miei figli non si lascino manipolare, omologare, copincollare dal più fighetto del gruppo? Non sono io quella che ama, in cuor suo, sottolineare l’unicità dei suoi figli (non come vanto, ma come profondo segno di bene)?
Basta sostituire i miei figli con “una creazione fatta a mano”e non penso ci sia altro da aggiungere.
Anzi, aggiungo solo una cosa. A parte l’istintiva e iniziale incazzatura, ormai ho smesso di farmi il sangue amaro su chi copia (creazioni, stile fotografico, metafore, tono di scrittura ecc..) perché, in fondo, quello che desidero è capire di più chi sono io, conoscermi di più in profondità, scoprire dettagli di me e così riuscire a raccontarmi e a raccontare, usare la mia voce, dire quello che sono e che mi rende così, farmi vicina agli altri senza aver paura di essere “scoperta” come artificiale, essere vera fino in fondo.
Ecco, ho capito che il mio “creare” con le mani, con le immagini e con le parole è frutto di tutto ciò e sarà sempre più originale quanto più la ricerca di me sarà custodita.
Insomma, davanti a una che copia io ho già vinto, perché io so chi sono.
p.s. avere clienti che ti segnalano che c’è qualcuno che ti copia è l’ennesima conferma della bontà della strada.
BACI