“Ciao Chiara, come stai?” “Bene dai, un po’ trafelata oggi: mi ero dimenticata di avere appuntamento dal parrucchiere, per fortuna me ne sono accorta in tempo” “a casa tutto ok? riusciamo a vederci nel weekend?” “sì, sì a casa tutto bene! nel weekend credo che potremmo vederci domenica perché sabato andiamo a trovare Tizio e Caio, poi domenica mattina E. ha la partita di calcio, ma nel pomeriggio possiamo fare il nostro solito aperi-cena”.
Ok, non sono impazzita, iniziando così, di punto in bianco, a trascrivere una qualunque conversazione avuta (per davvero) con un’amica. L’ho fatto perché quella che traspare da questa conversazione sembra essere una conversazione normale, tra amiche normali che vivono vite “normali”; peccato che nella vita normale della famiglia di Chiara ci sia un punto straordinario che cambia un po’ le carte in tavola.
UNA VITA NORMALE
Chiara è un’artigiana orafa, mamma di tre bambini stupendi, moglie ammirevole (sì Marco anche tu lo sei ;-), e soprattutto un’amica recente e preziosa e per cui non smetterò mai di ringraziare, quel genere di amiche di cui parlavo QUI.
Se la incontri e parli con lei non si lamenta mai, magari ti dice che è un po’ stanca o che ha dovuto fare un po’ di giri in macchina, ma la sensazione è che abbia una vita facile. Bè ovvio, in fondo lavora da casa, sicuramente ha un sacco di aiuti con i bambini, probabilmente è ricca, chissà quanto guadagna con il suo lavoro, in fondo quel terzo figlio che ha, quello piccolo e lungo dagli occhi dolcissimi che sta sulla carrozzina non le chiede troppo, in fondo sta sempre fermo, mica come i miei che corrono sempre in giro e mi fanno disperare.
Ecco, basta passare una giornata, ma anche poche ora a casa loro per prendere tutte quelle ragionevoli ipotesi e trasformarle in una sola e grande domanda: “ma come fa? Come fa a non lamentarsi? Anzi, perché non si lamenta? Come fa a non farti sentire mai a disagio? A ricordarti sempre che tu non puoi capire? come fa a non sentirsi “fregata”? Come è possibile che in casa loro si stia così bene? “. Perché ora ditemi chi davanti ad un figlio con la Trisomia 18 (sindrome rarissima definita “incompatibile con la vita”) non avrebbe tutto il diritto di lamentarsi, di essere stanco, di sbatterti in faccia che deve imboccare suo figlio per ore, che ci sono periodi in cui lui non mangia, che quelle crisi non lo lasciano in pace, che il sondino lo aiuta ma non è definitivo e quindi forse lo devono operare, che gli imprevisti sono all’ordine del giorno e gli incasinano tutti i piani ecc.. Lei ne ha tutto il diritto, ma non lo fa. Mai.
IO STO PEGGIO DI TE
Perché vi sto raccontando tutto questo?
Perché ho visto un video di recente che mi ha fatto pensare tantissimo. Nel video una ragazza si lamentava del suo lavoro da freelance descrivendone tutti gli aspetti negativi e mi sono resa conto che quelli che lei elencava come punti negativissimi, sono veri, ma sono le circostanze, le caratteristiche proprie di quel tipo di lavoro.
Poi ho pensato alle mie amiche che hanno un lavoro da dipendente e che tornano a casa stremate senza avere visto i loro figli tutto il giorno, che vivono con colleghi insopportabili, che sono costrette a fare lavori per cui non sono state assunte.
E poi ho pensato a Chiara e mi sono detta che nella gara a chi fa più fatica, a chi si ritrova nelle situazioni più pesanti a chi corre di più e quindi è più stanco, a chi ha i figli che non dormono ecc… lei vincerebbe, anzi ci doppierebbe tutti. Peccato che a lei non interessa vincere la gara delle circostanze di merda (scusate il francesismo), LEI CERCA L’ORO NEL FANGO, sa che c’è, l’ha trovato tante volte e così scava, setaccia tutti i giorni nel fango delle sue circostanze con la certezza di chi sa che l’oro è lì e non vede l’ora di poterlo avere fra le mani per goderne, per condividerlo con te che gli sei amica o per offrirlo a te con il suo lavoro.
A OGNUNO IL SUO FANGO (E IL SUO ORO)
Non ho raccontato la storia di Chiara per farci venire compassione, o per motivarci con quel “c’è chi sta peggio” così a buon mercato.
Io guardo Chiara e so che lei vive meglio di me, lo vedo in ogni singolo aspetto della sua vita, lo vedo con suo marito, lo vedo in come cucina, in come lavora, in come tratta gli amici e i suoi figli, lo vedo soprattutto davanti a chi spesso le dice “era meglio che quel bambino non nascesse, soffre troppo, non è e non sarà mai un bambino felice” e a cui lei risponde con una domande piena di certezza: “Ma uno può dire lealmente di essere felice SOLO perché è in grado di fare le cose?”
Non chiedo le circostanze di Chiara, sarei pazza, ma me la tengo vicina perché vorrei imparare a guardare le mie di circostanze come fa lei:
cercando l’oro nel fango.
p.s. Ringrazio (la) Chiara e (il) Marco che mi hanno dato il permesso di parlare di loro, perché so quanto siano discreti e so che non amano “i riflettori”. Lo so, sono fortunata ad avere amici così.
Gli anelli che vedete nelle foto di questo post sono creazioni di Chiara. Ve l’ho detto che è brava.
QUESTO E’ IL SUO SITO: Chi aMa Gioielli
QUESTA E’ LA SUA PAGINA FACEBOOK se volete seguirla: chiamagioielli