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Perché non cerco l’equilibrio

Autore: Rita Bellati - Data: Gennaio 9, 2019

Avete presente nel film di Mary Poppins (quello vecchio), quando a casa Banks si preparano per il colpo di cannone che arriva alle 8 in punto dall’abitazione dell’Ammiraglio? Ecco, quello che succede dopo il colpo di cannone – i vasi da sorreggere, i mobili che traballano, il pianoforte nella schiena, il vaso da salvare con un piede ecc.. è esattamente quello che accade dopo la nascita di ogni figlio.

E’ inutile stare a raccontarsi che va via tutto liscio, certo, con il numero dei figli si riesce a prepararsi meglio, la cristalleria da salvare è sempre meno, ma il colpo di cannone arriva, puntuale come l’Ammiraglio.

I figli come bombe (a salve)

Durante i mesi di maternità, i primi, quelli in cui Olli era piccina ma iniziava a far sentire la sua presenza mi sono interrogata un sacco di volte sull’idea di equilibrio, quello di cui si sente tanto parlare quell’equilibrio vita-lavoro, marito-figli, fratelli-sorelle, amici-famiglia che sembra una chimera dei nostri giorni. Chissà come mai poi, puntuale (come la bomba dell’ammiraglio) mi si proponeva davanti alle mie navigazioni online un post, una ebook, un video su questo benedettissimo equilibrio e ogni volta avvertivo una stonatura.

L’equilibrio è complesso

Mi sono soffermata sulla parola equilibrio e sulla sua controparte inglese, balance, e in entrambi i casi le immagini che mi venivano in mente non mi convincevano; equilibrio per me significa stare sospesi su qualcosa stando attenti a non cadere, imparando con l’esercizio, lo sforzo, gli errori ad essere più abili, veloci, ma comunque la situazione è sempre la stessa: basta un passo falso e si cade rovinosamente; la stessa cosa vale per la “bilancia”, dove il tentativo, quando i pesi a disposizione sono diversi, sta nel mettere di qui e togliere di là, o aggiungere un po’ e un po’, cercando quel magico momento in cui i piatti si allineano.

Insomma, più ci pensavo e più mi dicevo che no, quelle due immagini erano complesse, troppo complesse per me e soprattutto avevano troppo a che fare con uno sforzo e quindi in ultima analisi frustranti.

Mio figlio, Vivaldi e l’armonia

Davide qualche tempo fa doveva studiare l’Estate di Vivaldi, dove con studiare intendo saper identificare all’ascolto le diverse sezioni del pezzo descrivendo momenti, indicazioni agogiche, rappresentazioni ecc.. Mentre durante un viaggio in macchina lui ripeteva le parti (e Diego memorizzava, ma questa è un’altra storia) e noi ascoltavamo in silenzio mi sono meravigliata che fosse possibile riuscire a creare una bellezza simile mettendo insieme in quel susseguirsi, concatenarsi, sovrapporsi di suoni e strumenti così diversi. Mi è balenata in mente la parola “armonia” e sono andata a cercare il suo significato:

Consonanza di voci o di strumenti; combinazione di accordi, cioè di suoni simultanei, che produce un’impressione piacevole all’orecchio e all’animo. (Treccani)

eccola lì la risposta a quello che cercavo: non equilibrio ma armonia, non due piatti di una bilancia, ma un unico grande tavolo dove le cose sono davanti ai nostri occhi e dove si può guardare quello che c’è osservandone la bellezza, scegliendo di volta in volta cosa ha senso fare, ordinando le cose lasciando degli spazi di vuoto perché le cose accadano e se necessario, spostare gli elementi sempre avendo a cuore una cosa: salvaguardare la bellezza producendo un’impressione piacevole all’orecchio (quindi immediata) e all’animo (che dura nel tempo).

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Categoria: Armonia vita-lavoro, Il Vocabolario del Cottage, solopreneur

Un anno fa salutavamo i campi sul naviglio per par Un anno fa salutavamo i campi sul naviglio per partire verso l'ignoto (foto 2 e 3). Ognuno si portava nel cuore un'emozione diversa, anzi certamente più di una: curiosità, paura, rabbia, gioia, incertezza, tristezza, nostalgia, dolore... Non abbiamo cancellato neanche uno di quei sentimenti, li abbiamo accolti uno per uno dandogli lo spazio che si meritavano e lasciando al tempo il compito di metterli in ordine. Un anno fa sceglievamo una nuova vita non perché quella vecchia non ci piacesse, ma per educarci ad allargare l'orizzonte del già saputo, del "si fa così", delle domande, delle possibilità. Questa è la promessa che facciamo ogni giorno: non adagiarci mai e continuare ad allargare quell'orizzonte perché la vita è più grande di quello che crediamo.  Con questa puntata termina #ogni18alle18 e questo profilo dopo 7 anni di onorato servizio va in pausa fino a data da destinarsi (prometto che ritorno se capisco di avere qualcosa di utile da dire per voi è per me). Come dice il titolo di un libro "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa", voi prendetevi cura della vostra. Grazie di cuore per questi anni e per avermi accompagnato fino qui, non avete idea di quanto vi sia grata. [Sì i ragazzi sono decisamente cresciuti! Grazie a zia Amaia per la prima foto, abbiamo tagliato lo zio Marco solo per esigenza narrativa ma lo abbiamo rimesso al suo posto nell'ultima foto]

LE ULTIME COSE CHE HO SCRITTO

  • E vissero felici e contenti
  • Ho deciso: chiudo il Blog
  • Il tuo pubblico (forse) esiste già
  • Non è questione di tempo
  • Riflessioni dopo un anno di “corsa”

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