Avete presente nel film di Mary Poppins (quello vecchio), quando a casa Banks si preparano per il colpo di cannone che arriva alle 8 in punto dall’abitazione dell’Ammiraglio? Ecco, quello che succede dopo il colpo di cannone – i vasi da sorreggere, i mobili che traballano, il pianoforte nella schiena, il vaso da salvare con un piede ecc.. è esattamente quello che accade dopo la nascita di ogni figlio.
E’ inutile stare a raccontarsi che va via tutto liscio, certo, con il numero dei figli si riesce a prepararsi meglio, la cristalleria da salvare è sempre meno, ma il colpo di cannone arriva, puntuale come l’Ammiraglio.
I figli come bombe (a salve)
Durante i mesi di maternità, i primi, quelli in cui Olli era piccina ma iniziava a far sentire la sua presenza mi sono interrogata un sacco di volte sull’idea di equilibrio, quello di cui si sente tanto parlare quell’equilibrio vita-lavoro, marito-figli, fratelli-sorelle, amici-famiglia che sembra una chimera dei nostri giorni. Chissà come mai poi, puntuale (come la bomba dell’ammiraglio) mi si proponeva davanti alle mie navigazioni online un post, una ebook, un video su questo benedettissimo equilibrio e ogni volta avvertivo una stonatura.
L’equilibrio è complesso
Mi sono soffermata sulla parola equilibrio e sulla sua controparte inglese, balance, e in entrambi i casi le immagini che mi venivano in mente non mi convincevano; equilibrio per me significa stare sospesi su qualcosa stando attenti a non cadere, imparando con l’esercizio, lo sforzo, gli errori ad essere più abili, veloci, ma comunque la situazione è sempre la stessa: basta un passo falso e si cade rovinosamente; la stessa cosa vale per la “bilancia”, dove il tentativo, quando i pesi a disposizione sono diversi, sta nel mettere di qui e togliere di là, o aggiungere un po’ e un po’, cercando quel magico momento in cui i piatti si allineano.
Insomma, più ci pensavo e più mi dicevo che no, quelle due immagini erano complesse, troppo complesse per me e soprattutto avevano troppo a che fare con uno sforzo e quindi in ultima analisi frustranti.
Mio figlio, Vivaldi e l’armonia
Davide qualche tempo fa doveva studiare l’Estate di Vivaldi, dove con studiare intendo saper identificare all’ascolto le diverse sezioni del pezzo descrivendo momenti, indicazioni agogiche, rappresentazioni ecc.. Mentre durante un viaggio in macchina lui ripeteva le parti (e Diego memorizzava, ma questa è un’altra storia) e noi ascoltavamo in silenzio mi sono meravigliata che fosse possibile riuscire a creare una bellezza simile mettendo insieme in quel susseguirsi, concatenarsi, sovrapporsi di suoni e strumenti così diversi. Mi è balenata in mente la parola “armonia” e sono andata a cercare il suo significato:
Consonanza di voci o di strumenti; combinazione di accordi, cioè di suoni simultanei, che produce un’impressione piacevole all’orecchio e all’animo. (Treccani)
eccola lì la risposta a quello che cercavo: non equilibrio ma armonia, non due piatti di una bilancia, ma un unico grande tavolo dove le cose sono davanti ai nostri occhi e dove si può guardare quello che c’è osservandone la bellezza, scegliendo di volta in volta cosa ha senso fare, ordinando le cose lasciando degli spazi di vuoto perché le cose accadano e se necessario, spostare gli elementi sempre avendo a cuore una cosa: salvaguardare la bellezza producendo un’impressione piacevole all’orecchio (quindi immediata) e all’animo (che dura nel tempo).