Tutte le volte che qualcuno ha un’idea di business o un progetto creativo e la prima cosa che fa è aprire un profilo Instagram, qualcosa dentro di me si spezza. Non penso che sia sbagliato a priori, ma penso che lo sia quando non abbiamo ancora le idee chiare su un po’ di cose fondamentali e la conseguenza non è che boicottiamo la nostra idea, ma che spesso siamo noi ad auto-boicottarci.
Per spiegarti cosa intendo ti faccio un esempio
A cosa può servire un sito
Nel 2019 ignara di quello che di lì ad un anno sarebbe successo, mi ero ritagliata del tempo per aiutare mio marito a costruire la sua presenza online come Personal Trainer.
Avevo deciso di farlo per mettere a sua disposizione la mia esperienza con il desiderio che lui imparasse davvero a dare valore al suo lavoro. Gli avevo regalato un sito senza che lui ne conoscesse l’utilità e l’avevo aiutato a mettere in fila tutto quello che serve per avere una presenza online coerente e chiara, perché io – a differenza sua – ero convinta che sarebbe tornato utile e un anno dopo, quando la pandemia ha portato alla chiusura del suo studio “fisico”, avremmo avuto la prova del nove.
Avere un sito, infatti, gli ha permesso con una certa velocità di spostare la sua proposta di servizi online perché aveva già la base da cui partire; si trattava solo di modificare le offerte, creare dei sistemi di integrazione e iniziare a far funzionare il tutto a colpi di trial and error (l’unico modo possibile per imparare le cose più importanti a livello professionale)
Funzione nascoste (ma potentissime) di un sito
Quello che però mi ha colpito di quell’esperienza è una funzione nascosta del sito ma potentissima, ma per spiegarla devo fare un viaggio nel passato e guardare quel ragazzo bassetto e rasato che in compagnia non faceva altro che sparare cazzate, superare i limiti della decenza e essere sempre presente quando succedevano le peggio cose.
Sì quello era ciò che il Calda (aka mio marito) per anni aveva scelto di dire di sé ed era quello che gli amici, i conoscenti e i lontanamente conoscenti sapevano di lui.
Lui era quello che aveva fatto scienze motorie sapendo che suo papà la ritenesse una non-laurea, era quello che con questa buona dose di stima e autostima aveva deciso di fare il meccanico e accontentarsi di fare il preparatore atletico di squadre di calcio dilettantistiche, invece di investire davvero su quello che per lui era una passione profondissima ovvero la conoscenza e la valorizzazione del corpo (che è molto diverso dalla forma estetica).
Quando abbiamo deciso di bruciare le navi io ero certa di una cosa: in quell’incendio c’era un’identità da salvare e togliendo tutto il romanticismo che questa immagine può offrire l’abbiamo salvata facendo una cosa apparentemente priva di “filosofia” e cioè.. lavorando al suo sito.
Se vai di fretta ti perdi un pezzo
In questi giorni un amico mi ha chiesto di guardare il preventivo che gli era stato inviato per realizzare il suo sito web e dargli un’opinione. Avevo visto i siti già fatti da questi professionisti e li avevo trovati belli. Poi ho guardato il preventivo e ho letto che il tutto (dalla firma del preventivo alla consegna) avrebbe richiesto 3 settimane di lavoro e allora ho iniziato a storcere il naso.
Lavorare al sito non significa mettere insieme delle pagine e dei testi decisi sulla base di gusti personali, di strutture preconfezionate o “di come vanno dette/fatte le cose”, o meglio, si può fare così ma si perde una grandissima occasione: salvare la propria identità, per poterla dichiarare al mondo come non avevamo mai fatto, per poterci tirare fuori da quell’immagine di noi che abbiamo usato come armatura per tutti gli anni della nostra vita e che continua a ripetere che non possiamo essere dei seri, competenti e professionali Personal Trainer visto che fino a ieri eravamo dei meccanici che sparavano cazzate.
Lavorare seriamente al sito è spazzare via il passato che abbiamo costruito sulla base di dinamiche sociali e di gruppo e guardarsi per bene per dire di noi qualcosa che non avevamo mai detto, ma che forse è una delle cose più vere che potevamo dire.
Puoi dire la verità
Insomma, essere presenti online, creare uno spazio rappresentativo di quello che siamo per davvero, non può essere un lavoro veloce, nemmeno semplice, richiede una profonda ricerca e dichiarazione della nostra identità, della nostra diversità e quindi in ultima analisi della nostra unicità, identificare il dono che portiamo e metterci al servizio di quello mettendolo tra le mani dei nostri clienti.
Dichiararci unici non significa essere consapevoli di esserlo per davvero e alla lunga quello che non è una certezza per noi non può esserlo neanche per gli altri, ecco perché se non abbiamo fatto questo lavoro di ricerca di noi, buttare la nostra idea su Instagram è un errore, perché in un attimo ci ritroviamo là, in mezzo al gruppo in cui, per non essere tagliati fuori ci mettiamo addosso qualunque cosa pur di poterci essere.
Quindi se vuoi esserci online hai una grande possibilità: dire la verità, una verità che non hai mai detto fino in fondo, ma che è quanto di più giusto si possa dire e sapere di te.
Come si fa? Se vuoi puoi partire da qui:

Hai domande o commenti su quello che hai appena letto?
Scrivimele qui così posso approfondire il post e condividerle (in forma anonima) con i lettori del blog.