Ho alle spalle 3 ore di sonno perché stanotte Netflix ha vinto sul sonno (ndr.sto guardando Bridgerton), è una piovosa e uggiosa mattina di gennaio, sono in studio da mio marito per evitare qualunque tipo di distrazione, ma con la giacca addosso perché fa freddo, il tutto con un solo obiettivo: tornare a scrivere sul blog.
E la domanda sorge spontanea: ma davvero, nel 2021 tu ancora scrivi sul blog?
Diciamo che potrei semplicemente darmi come ragione che Seth Godin lo fa ancora tutti i giorni (dal 2002), ma in giornate come questa non basta.
La frustrazione come amica
Agli occhi di molti sembro una persona serena e positiva, è vero lo sono, ma è anche vero che per esserlo dialogo quasi tutti i giorni con la frustrazione.
Lei, la frustrazione, spesso è sottovalutata, anzi evitata, lasciata in disparte; eppure io invece ho imparato a lasciarle tutto lo spazio per esprimersi. Spesso infatti si maschera da fastidio, da critica, da giudizio, da lamento, ma è sempre lei e quando avverto che è lì camuffata, mi fermo e le chiedo sempre “bé cosa vuoi dirmi, cosa c’è che non ti soddisfa?”.
Ecco, la mia amica frustrazione ha iniziato a dirmi da diverso tempo che Instagram non è più il posto per me.
No alt, non mi ha detto così, perché Instagram è ancora il posto per me, lì sopra ci si possono fare diverse cose e con molta serenità, ma quello che è certo è che per come sono fatta io ora, Instagram non è più sufficiente.
La mole di cose da dire (e i posti giusti dove dirle)
Non credo di aver studiato mai come lo scorso anno e non credo di aver mai avuto così tante cose da dire.
Il 2020 è stato un anno che mi ha vista tirare una riga invisibile ma netta tra un prima e un dopo, non come rifiuto ma come grande passaggio “generazionale”, è stato l’anno di grandi decisioni che vedranno la luce proprio quest’anno ed è stato l’anno in cui per la prima volta mi sono detta “ma io sono qui per questo” con tutto il tremolio alle gambe che questo comporta.
Eppure ogni volta che arrivavo su Instagram restavo lì ammutolita e me ne andavo via, non perché non avessi nulla da dire, ma perché avevo talmente tante cose da dire che buttarne lì una a caso mi sembrava inutile (cioè senza alcuna utilità). Un po’ come capita quando sei nel bel mezzo di un pensiero e dici una cosa ad alta voce che ha assolutamente senso dentro quel flusso, ma non ne ha nessuno per chi ti ascolta.
Ecco, quella è la sensazione giusta. Ed ecco che, ogni volta che accadeva, la frustrazione faceva capolino e provava a dare la colpa a Instagram, al mio desiderio di solitudine e di rapporti “nascosti”, al lavoro – “quello vero” ecc… così ho capito che c’era dell’altro sotto, e ho scoperto che, oltre a queste cose, mi stava ricordando che a me condividere piace tantissimo e che non posso fare a meno di farlo, solo che forse avevo perso di vista il posto giusto dove farlo e cioè proprio qui, sul blog, su questo luogo che ho lasciato silenzioso per mesi e che invece è sempre stato “casa”.
Ma nessuno legge più i blog!
Mezza verità. I blog non li leggono le persone che stanno su Instagram e forse neanche la maggior parte di quelle che mi seguono, questo sì è molto vero. Ma i blog “li legge Google” che concretamente significa una marea di altre persone che non stanno semplicemente “passando il tempo” (per quello c’è Instagram ;-)), ma stanno cercando qualcosa, guarda caso proprio la risposta che tu, io possiamo dargli.
Quindi Rita cara – ora sono io che parlo a me stessa – invece di entrare su Instagram e provare a sintetizzare in una didascalia due mesi di flusso di lavoro, facciamo che torni qui, che ti siedi ad una scrivania, in silenzio, concentrata e rimetti in ordine i pensieri, ricostruisci quel flusso di lavoro, recuperi i riferimenti e le ispirazioni e ti rimetti a scrivere sul blog, lasciando una traccia di quei flussi più duratura e meno frammentata, quella stressa traccia in cui si può imbattere anche chi, magari, mentre passa il tempo su Instagram, qui ci finisce per caso e, guarda caso, riesce a mettere insieme tutti quei pezzi che di là, in quei quadrati si disperdono, ritrovandosi tra le mani qualcosa di intero e di profondamente utile.
Quindi, sì, a gennaio 2021 io torno a scrivere sul blog e mai come ora credo sia il momento giusto.
p.s. vuoi leggere il primo post che ho scritto sul mio blog? Risale ad agosto del 2010 e rileggerlo mi ha fatto moltissima tenerezza (poi mi sono resa conto che ci sono una marea di post che dovrei archiviare e lì ho avuto un po’ meno tenerezza)