Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio in Instagram Direct che esprimeva una preoccupazione: la speranza che l’immagine che do sui social fosse completamente diversa da quella che vivo nella realtà, perché la sensazione è che io non stia bene.
Sono rimasta molto stupita, perché io su Ig arrivo una volta al mese a parte qualche Storia in cui dico che ho aggiornato un po’ di cose, ma ecco, tutto il resto è altrove (qui sul blog o in newsletter) e allora mi sono chiesta come fosse possibile che ci fosse quella sensazione di malessere e ho cercato di capire da dove venisse.
Dire le cose nel posto sbagliato
Avete presente quelli che arrivano alle feste e iniziano a parlare di lavoro? Eccomi!
Provando ad immedesimarmi con chi legge i miei post non posso assolutamente dare torto a chi mi ha scritto che da qualche tempo ero diventata pallosamente incomprensibile (in estrema sintesi eh). Ma in realtà io credo di essere pallosa per natura, non sono una tipa simpatica, o meglio rido molto, mi piace un sacco stare con le persone che hanno senso dell’umorismo (e che mi sfottono anche), ma io no, non sono di quelle brillanti che tengono banco o dicono cose divertentissime.
Il messaggio diceva “è così facile dire cose leggere e popolari” e mi dicevo “cazzo, ma per niente!” (si sì, francesismo incluso) e allora ho avuto la conferma ancora una volta che avevo ragione: Instagram non è più il posto per me, perché lì sopra in fondo in fondo non c’è spazio o necessità della mia dose di pesantezza.
Ero già pallosa
Chi ha avuto la pazienza di seguirmi sul blog prima ancora che su Instagram lo sa: io sono sempre stata pallosa. I miei post qui sopra non sono mai stati un momento di leggerezza, quanto piuttosto una discesa in profondità – che è molto diversa da una nuotata di piacere – ma su questo io non ho il minimo problema, cioè, so perfettamente di essere così, anzi io credo di non poter fare altro che essere così.
Ultimamente faccio spesso riferimento ai talenti, ma li sto studiando così a fondo che i pezzetti di consapevolezza che mi restituiscono sono impagabili. Se guardo i miei talenti non posso fare altro che constatare che non c’è neanche uno dei miei talenti principali che suggerisce la leggerezza e da quando lo so ho smesso di preoccuparmi di quello che non sono e ho iniziato a crearmi lo spazio necessario per essere esattamente quello che sono.
Quello che non si vede
Mi è rimasta però una perplessità e cioè quella sensazione di malessere che secondo F. veniva fuori dai miei post. Ho pensato che in realtà io sono molto felice, anzi, credo di non essere stata mai così libera e focalizzata sul mio lavoro e sulla mia vita come ora, certo non mancano le preoccupazioni, ma quale vita non le prevede?
Così mi sono chiesta chi fosse il colpevole di quel fraintendimento e l’ho trovato: il silenzio dato dall’assenza. Non sono più socialmente visibile e questo comporta due cose: che quel silenzio venga riempito di “supposizioni” e che quelle supposizioni abbiano una tendenza negativa perché siamo così abituati a riempire i social di tutto il positivo (più o meno reale) che ci circonda, che se uno non dice niente, si leva di torno, allora forse sta male.
Cazzarola vi rendete conto? siamo così immersi nella gioia gridata ai quattro venti che non pensiamo sia possibile una gioia diversa, più riservata, meno touch and go.
Quella gioia profonda, oserei dire “pallosa” perché costantemente intenta a mantenere i piedi piantati sul presente.
NOTE A MARGINE
Per dovere di cronaca devo specificare che “pallosa” è una parola che ho usato io, non mi è stata detta. E’ una parola che per me sintetizza molto bene quel mix di introspezione, desiderio di indagine e profondità (quasi a tutti i costi), studio e divulgazione ecc.. Mi serviva come termine per esprimere un concetto opposto a “leggera e spiritosa” e non è assolutamente un termine che mi offende, mi sembra sufficientemente descrittivo di come mi muovo. Aggiungo anche che quel messaggio per me è stato preziosissimo, prima di tutto perché esprimeva una preoccupazione vera e a me ha fatto impressione sapere che qualcuno che non conosco di persona fosse preoccupato per me, e dall’altra ho amato moltissimo la schiettezza di chi non capiva cosa diamine stessi facendo. Mi ha costretto a riguardare bene queste ultime decisioni prese di pancia, ma piene di ragioni. Quindi non abbiate la preoccupazione di dire “non è vero non sei così” oppure ” ma dai non si possono dire certe cose” perché per me è stata manna dal cielo.

Commenti al post:
Pallossa anche no! Magari introspettiva e interessante, sappiamo bene che non si può piacere a tutti e che questi tutti pensano di conoscere qualcuno per qualche foto condivisa, ma se io vedo famiglie perfette e case da rivista immagino anche l’immenso lavoro che c’è stato prima per arrivare a quella foto, a quel risultato, non so se riesco a spiegarmi bene, tutto è il contrario di tutto, perché qualcuno invece riesce a crescere condividendo le proprie sfortune e malattie, (cosa che non mi sentirei mai di fare) non solo le cose belle. Instagram è certamente più veloce e diretto ma vorrei riuscire anche io a portare le persone realmente interessate a quello che faccio al di fuori del social, scelta fattibile secondo me solo quando si ha già un buon posizionamento. Comunque grazie per la parte del tuo lavoro che condividi anche con chi non ha ancora acquistato I tuoi corsi.
Grazie mille a te E. Guarda nel messaggio non c’era assolutamente il termine “pallosa”, è la sintesi che ne ho fatto io perché è quella che contiene più sfaccettature della mia persona e personalità. Cercavo il contrario di “leggera, spiritosa e spensierata” e questa parola mi sembrava la più giusta. Sarò per sempre grata a chi mi ha inviato quel messaggio perché secondo me ha detto con grande sincerità e schiettezza una cosa che in tanti hanno pensato quando ho deciso di dare un taglio netto alla mia presenza su Instagram dopo aver tirato fin troppo in lungo. Chi mi ha visto sparire senza approfondire avrà fato tutte le supposizioni del caso e io non penso mai che il mio modo di essere drastica, molto spesso lascia spiazzato chi non mi conosce. Quindi ci sta tutto. Ho amato moltissimo Instagram, ma semplicemente al momento abbiamo preso strade diverse (e credo che siamo più felici entrambi!).
Detto questo io sono dell’idea che questa cosa che per dialogare fuori dai Social devi prima esserti posizionato sui social ce l’hanno fatta credere, ma non ne sono così convinta (dipende dal panorama che guardiamo), ma non è questo lo spazio per questo tema. GRAZIE davvero
Sono una psicoterapeuta e ho fatto un corso sulla gestione dei social ad autunno scorso: quanti contenuti a settimana, quali contenuti funzionano meglio, importante parlare di se stessi e se della propria famiglia ancora meglio... e tanti altri consigli per far “crescere” il profilo. Mi ha fatto tanto riflettere perché in un primo momento ho pensato “non ci riesco, devo impegnarmi di più” ma poi ho capito che la verità è che “non mi va”. Ho la fortuna di lavorare con i pazienti a prescindere dai social (ok, non mi dispiacerebbe un giorno scrivere un libro ma forse non è questo il tempo) e allora sto provando a percorrere una strada diversa: accettare il fatto di non essere costante, di non essere sempre presente, di avere contenuti un po’ troppo lunghi e complessi talvolta, di non riuscire a seguire un calendario editoriale e di avere più voglia, in questo periodo, di trascorrere i pomeriggi liberi con il mio bambino di un anno e mezzo che inizia a scoprire il mondo e si esalta per le anatre al parco. Sto facendo i conti con la sensazione di sprecare un’opportunità, un pochino si, ma sono certa che quel treno potrà ripassare quando le anatre saranno meno interessanti 😊
Leggo sempre con piacere i tuoi post e posso dire che, forse per via di una similitudine nel percorso, non ho mai avuto la sensazione che tu ti fossi ritirata perché infelice, anzi, tutt'altro. Parlo di similitudine perché anche io mi son staccata dal social della felicità gridata e in alcuni casi anche finta, ne sentivo il bisogno e non mi riconoscevo in questo "dover pubblicare, perché altrimenti non esisti". Ammiro molto come ne parli e come trasmetti il tuo percorso, mostrando che una via più consapevole e felice è possibile anche così, ponendosi le domande corrette e semplicemente ascoltandosi.
Niente domande!!! Sei fortissima, lo ribadisco, te lo dice schiettamente...una pallosa come te, il silenzio fa paura, fa pensare, oddio, aiuto! Che succede? Invece quanto è bello il silenzio, quando è operoso e quando non lo è. Tifo per te cara Rita e per la tua famiglia, per questa nuova tappa a Tenerife, per voi che sapete rischiare e ve ne infischiate altamente. Come sempre, grazie!
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