Quando penso a casa mia, quella in cui sono nata e cresciuta, ci sono moltissimi ricordi che affiorano, ma uno più degli altri mi ha aiutato a capire cosa significa “essere spontanei”.
La nostra è una famiglia numerosa (7 persone) e la casa dei miei era molto piccola (75 mq), ma non per questo si rinunciava ad invitare gli amici o a condividere i pranzi di Natale con nonne, zii e cugini. Si stava stretti, parecchio stretti, bisognava sempre inventarsi un tavolo aggiuntivo con assi e cavalletti che si coprivano con tovaglie della festa, ma mai abbinate. I piatti e i bicchieri erano spaiati e le posate erano quelle di tutti i giorni, ma insieme si cercava un modo per creare una sorta di armonia tra gli elementi. La mamma non aveva zuppiere in ceramica, ma il tipico pentolone di acciaio e il servizio in tavola era a base di “prendi e poi fai passare”. Insomma, se ai tempi ci fosse stato Instagram non sarei riuscita a fotografare neanche un flatlay decente (anche perché le sedie dondolavano), eppure la bellezza era profondamente presente: se fissavi lo sguardo sui dettagli non potevi fare altro che sorridere per quella imperfezione scoprendola bella perché amata, pensata, curata nonostante la consapevolezza dei suoi difetti.
La spontaneità non è istintiva
Quante volte abbiamo ripetuto o sentito ripetere “meno Instagram, più vita vera“? Io lo sento quasi tutti i giorni e, aldilà del fatto che siamo tutti d’accordo sull’idea che Instagram non racconti la vita intera, ma solo una parte, un riflesso o per alcuni un’idea, mi pare che spesso quando si contrappone la “vita vera” a Instagram, la si voglia intendere come “bruttezza”, come se la bellezza non fosse realmente possibile, come se non facesse parte della quotidianità, come se essere spontanei significasse essere istintivi, raffazzonati, sciupati, come se il “non curato” fosse più reale e più desiderabile della bellezza.
A un primo sguardo la città può sembrare fatta solo di mattoni, cemento, asfalto. Da vicino si scopre che ogni sua parte può ospitare una grande ricchezza vegetale, fatta di un particolare tipo di piante… Sono le piante pioniere, vagabonde per eccellenza, capaci di tutto pur di andare lontano.
Ho riflettuto a lungo su cosa significhi per me spontaneo, autentico e la definizione più valida per me l’ho trovata proprio nelle parole di Marianna Merisi (la citazione qui sopra è del libro “Vagabonde”): più vado avanti nel mio percorso, più mi rendo conto che la spontaneità ha profondamente a che fare con la cura, con la bellezza, con lo sguardo che non si limita all’osservazione superficiale, ma che si posa sui dettagli, ha a che fare con l’amore per quello che si mostra e si racconta, con il pensare prima di scrivere, con il domandarsi se ha senso e se si capisce.
La spontaneità è cura
Così da qualche tempo la mia biografia su Instagram è cambiata e invece che dire che “mi occupo di consulenza e formazione”, al momento mi interessa di più dire come desidero che sia il mio racconto visivo, un racconto fatto di questa spontaneità curata, quella che non finge di avere armadi in ordine, ma che che mostra i panni da piegare, con lo stesso amore con cui mette in posa i fiori o i libri. Essere spontanei significa amare profondamente quello che si racconta tutto rendendo nuovo, bello, curato, desiderabile.
Molti le chiamano erbacce, in accezione negativa, invece sono piante nobili… Grazie a loro, zone della città che apparirebbero aride e desolate, si arricchiscono di vita e assumono un altro aspetto. Ecco perché dobbiamo imparare a guardare le belle vagabonde con curiosità e attenzione.
Ecco il nostro compito anche quando lavoriamo, abitare zone aride e desolate con la consapevolezza che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è amato, ciò che è #spontaneamentecurato
p.s. l’hashtag è a vostra completa disposizione, usatelo per i post che hanno a che fare con momenti della vostra quotidianità di cui amate i dettagli, con pensieri personali che volete condividere, con set che avete preparato per raccontare un episodio, un ricordo, un momento. Insomma per tutto quello che parla di voi spontaneamente, con amore e cura.