Leti è una bambina intelligente, ha sempre avuto una tendenza indagatrice, alle volte fin troppo attenta e preoccupata dei dettagli, spesso estremamente bisognosa di programmi dettagliati, insomma io dico sempre che è un’anziana nel corpo di una settenne, anzi, di una ottenne perché oggi Leti compie 8 anni e, come accade con tutti i figli, è davanti a loro che ti accorgi che madre vuoi essere.
Un paio di settimane fa Leti mi ha vista preparare le gift-bag per le corsiste di uno dei miei workshop in cui c’erano anche alcuni dei miei quaderni; con la sua vena indagatrice mi chiede “mamma come sono andati i tuoi quaderni? Quelli belli belli che stavi preparando nelle scatole con gli adesivi e le penne?”. La guardo con tutta la serenità di cui non mi credevo capace e le dico “malissimo Leti! Ma male male“. Lei mi osserva con quella sua capacità di immedesimarsi e mi dice “ma davvero? ma caspita davvero? Ti eri impegnata così tanto mamma! (non pensavo se ne fosse accorta). E ci sei rimasta male?“. Avrei potuto dirle di no, avrei potuto dimostrarle di essere una donna tutta d’un pezzo, di quelle che le pieghi ma non le spezzi, di quelle che evitano di parlare di errori, di dolore e fragilità, di quelle sempre e comunque vincitrici e invece le ho detto: “sì Leti, ci sono rimasta male, molto. Ho anche pianto.” “Che peccato mamma. Allora adesso cosa fai? Non li fai più?” “Sì esatto, li uso da regalare ai ragazzi che partecipano ai miei corsi. Sai, non sempre le cose vanno come avevamo immaginato, ma ho imparato molto da questo dispiacere“. Mi guardava stranita, come una che non capisce davvero fino in fondo come sia possibile che una cosa in cui abbiamo messo tutto il nostro impegno possa andare male, ma soprattutto come sia possibile non essere profondamente segnata, triste, amareggiata.
Il dialogo è andato avanti, ma in quel momento ho capito che madre voglio essere e che tipo di donna desidero aiutare crescere: una donna che non rinuncia ai desideri, che li guarda fino in fondo, che rischia fino in fondo, ma che non è definita, determinata dall’esito di questi tentativi, che accoglie la fragilità perché c’è sempre altro in cui scoprirsi, perché io, lei, noi, siamo molto di più dei nostri progetti, dell’esito dei nostri piani, delle nostre pur buone intenzioni.
Buon compleanno Leti, sii una donna che rischia e sbaglia, abbraccia la tua fragilità e i tuoi sbagli con la certezza che la vita è un bene per te, SEMPRE.
“… io ti metto sul piatto tutto ciò che conosco uno spartito soltanto per improvvisare
… tu prenditi i tuoi rischi tanto amando si raddoppiano per forza le ragioni per cui possono ferirti.
stai attento alle correnti e non scordarti le chiavi di casa”
(cit. il solito puntualissimo Niccolò)