Quando da Moheda mi hanno scritto per dirmi che volevano regalarmi un paio di zoccoli, ho chiesto subito se potevano inviarne un paio anche per te. Mi avevi detto che ti piacevano tanto e ho pensato che saresti stata felicissima di avere i tuoi primi zoccoli. Avevo pensato di sceglierli io per te e sarei andata diretta sul rosso, perché pensavo che avessi chiuso da tempo con il rosa, poi però mi sono fatta qualche scrupolo e ti ho chiesto come li avresti voluti: “rosa, mamma”. Ecco, avrei sbagliato in pieno.
Diversa da come penso di averti capita
A quella festa ti osservavo fiera, eri in mezzo a bambine che non conoscevi, non ti sei lasciata bloccare dal fatto che fossero più grandi di te e ho subito pensato che era proprio una gran cosa che tu non avessi preso il mio carattere, così introverso e schivo, riservato e solitario; io al posto tuo, alla tua età sarei uscita dalla sala e sarei stata da sola – senza che questo fosse un problema, stavo benissimo da sola – ma non sarei mai riuscita a fare come fai tu. Poi però ad un certo punto sei venuta da me, avevi il magone e ho capito che il problema non era che avevi perso al gioco, c’era in ballo qualcos’altro: ce l’avevi messa tutta, ma nessuna di quel gruppetto ti aveva considerata: “sembravo invisibile mamma”, e ancora una volta mi sono resa conto che io di te non ho capito nulla, ti penso sempre come una bambina tutta d’un pezzo, decisa e difficile da ferire e invece quella fragilità che ti ho regalato lo scorso anno ogni tanto fa capolino facendomi capire che no, io non so nulla di te.
Diversa dal mio passato
Quando mi hai detto che volevi tagliare i capelli ho provato a dissuaderti, a convincerti che con i capelli che hai tu, un taglio corto non era una buona idea. In realtà in quell’opera di convincimento c’era il mio passato, non volevo ti pentissi come era capitato a me quella volta che avevo sbagliato taglio di capelli e che avrei voluto tornare indietro nel tempo pensando “e ora con che coraggio vado in giro?”. E invece avevi ragione tu, perché tu non sei me e quel taglio corto e spesso disordinato lo porti con una fierezza che vorrei imparare.
Diversa.
Sono 9 anni che fai parte della mia vita e ancora di te non so nulla, quando penso di averti capita mi accorgo che invece la mia idea di te è lontana anni luce dalla realtà. Sei la mia “prima scuola” e continui ad essere la lezione più difficile da comprendere, sei diversa da me, ma sei anche diversa da come penso di averti capita. Continui ad essere uno dei misteri più grandi del mio essere mamma, sfidi la mia incapacità di tenerezza, la mia rigidità e la mia sete di analisi e di definizione.
Continua ad essere esattamente così Leti, dove il “così” è tutto quello che ancora non ho capito, che non riesco a definire, quel diverso che non smette di rimettermi in discussione ogni giorno.