Ci sono vari aspetti della mia vita privata e professionale su cui vorrei cambiare o ho deciso di cambiare, la parte più difficile però è chiedermi di farlo con pazienza perché quando capisco di voler cambiare su qualcosa, la tentazione più grande è ribaltare tutto dall’oggi al domani, solo che questo sforzo immane di solito dura molto poco, il tempo di avvertire tutta la fatica e di dirsi “non riesco”.
Prima guardati a fondo
Da quando all’inizio di quest’anno ho deciso che posto doveva avere la mia “connessione online” mi sono sempre di più guardata in azione per capire quanto effettivamente questo spazio dato a Internet (e i Social Network in particolare) fosse predominante nel mio tempo libero. Per essere più oggettiva nell’osservazione, per circa tre settimane, ho tracciato il mio tempo con una app (questa qui, ma ce ne sono tante altre) perché il “problema” nel mio caso è che Internet occupa la quasi totalità del mio lavoro e quindi dovevo capire dove finiva il lavoro e dove scavallavo nel tempo libero. Registrando di volta in volta cosa stavo facendo (anche nel tempo libero) significava rendermi conto di come stavo usando quel tempo, avere piena consapevolezza di quel momento e quindi di fatto arrivare a chiedermi se volevo usare quel tempo in quel modo oppure se stavo viaggiando con il pilota automatico.
Il detox non è la soluzione (per me)
Quando ti rendi conto di come molto spesso non sei tu a controllare il tuo tempo, ma sono gli strumenti a riempirtelo completamente, il desiderio di cambiare si presenta con prepotenza.
Il problema è che, come per qualsiasi comportamento malsano, la soluzione più frequente è drastica e così, via di Digital Detox fino ad arrivare a casi in cui si decide di eliminare lo smartphone tornando ad usare il Nokia 3310 della situazione. Io penso che se facciamo parte di questa epoca valga la pena viverla con consapevolezza, non negarla o guardarla come nemica, ma conoscerne le caratteristiche, i rischi e vivere quello che ci è dato con maturità. Privarsi di qualcosa in modo radicale mi è sempre sembrata la soluzione più facile, ma meno efficace e soprattutto quella più “ideologica” e quindi alla fine dei conti poco realista. Non mi interessa privarmi del cellulare perché non sono una bambina che non riesce a non mangiare le caramelle gommose se se le trova sotto gli occhi, sono un’adulta che sta vivendo in un’epoca dove le caramelle gommose sono molto utili in tante situazioni, ma non per tutte e soprattutto non sono in grado di sostituire il sapore delle caramelle ginevrine della nonna.
Cambiare un passo alla volta
Quando mi sono guardata ho capito che c’era molto del mio tempo libero che poteva essere “salvato” dalla connessione e c’era anche molto delle mie giornate che poteva essere riportato alla sfera dei ricordi (che è diversa da quella della condivisione). Così non mi sono scandalizzata e non mi sono detta “Rita ora basta, quando smetti di lavorare spegni il cellulare”, non ho avvertito il bisogno di disintossicarmi, ma di ri-educarmi a sperimentare cosa significa esserci al 100% e soprattutto “conservare i ricordi”.
Così ho fatto due piccoli passi: ho comprato una sveglia e una macchina istantanea. La prima mi aiuta a svegliarmi senza avere il cellulare in mano (e quindi quando lo prendo so di dover fare qualcosa), la seconda mi aiuta a capire quali momenti si meritano davvero un posto esclusivo nel bellissimo (e sempre meno popolato) mondo dei ricordi.